(Gia.Par). La nuova toponomastica del comune di Rocchetta e Croce prevede di intitolare alcune vie a personaggi storici di spicco del comune montano.
È il caso di Pietro Cifone, a cui si deve la costruzione della Cappella di Loreto e il salvataggio di sette soldati italiani dalla ferocia dei nazisti.
Ma andiamo con ordine: la cappella di Loreto, dedicata alla Vergine Maria e situata lungo la strada provinciale che collega Calvi Risorta a Rocchetta e Croce al chilometro 4, si deve all’iniziativa di Pietro Cifone (1894–1984), figura di spicco nella storia religiosa e civile della comunità locale.
Reduce dalla Prima Guerra Mondiale e cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto, portava con sé il profondo segno delle atrocità vissute in trincea. Durante il conflitto, si era affidato con crescente intensità alla protezione della Madonna, trovando nella fede un rifugio spirituale e una forza interiore che lo accompagnò nel ritorno alla vita civile.
Tornato alla sua terra, Cifone sentì forte il desiderio di compiere un gesto concreto per esprimere la propria gratitudine e rafforzare una fede ormai profonda e fervente.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, nel periodo di sbandamento dell’esercito italiano, bussarono alla porta della sua masseria sette soldati meridionali in fuga dai tedeschi. Cifone li nascose in una grotta e li sfamò per settimane, fino all’arrivo dei soldati inglesi.
Qualche giorno dopo il loro arrivo, giunsero anche i tedeschi, sbandati ma intenzionati a compiere rappresaglie. Stabilirono nell’aia della masseria il quartier generale e vi rimasero per dieci giorni. Di notte, Cifone portava da mangiare ai soldati italiani nascosti nella grotta.
Solo un mese dopo, giunsero finalmente gli inglesi con le loro lanterne, alcune delle quali lasciate in dono a Pietro Cifone.
Furono condotti alla grotta per raccogliere informazioni dai soldati italiani, che poterono così tornare alle loro case. I sette soldati promisero di tornare, ma di loro non si seppe più nulla per anni.
Un giorno negli anni '60, però, bussarono alla porta della masseria quattro uomini: due napoletani e due siciliani — il tenente Colasanto di Salerno, La Terza Fabrizio di Policastro, Salvatore Marino di Palermo e l’ufficiale Di Caro Giovanni, anch’egli siciliano. Erano tornati per ringraziare, a nome di tutti, il contadino Pietro Cifone che li aveva salvati dai tedeschi.
Chi non poté tornare di persona lo fece attraverso cartoline di ringraziamento, come Giovanni Fiorentino di Campolongo (Salerno) e il soldato Ferrè Paolo.
Nel Dopoguerra, nell’anno mariano del 1954, Pietro Cifone decise di realizzare una cappella in onore della Madonna.
L’opera fu portata a termine grazie al suo impegno personale, al sostegno del parroco dell’Annunziata di Rocchetta e Croce, don Arcangelo Mercone, alla collaborazione della comunità locale e alla benedizione di Sua Eccellenza Monsignor Giacomo Palombella, vescovo delle diocesi di Calvi e Teano.
La cappella fu edificata in una località chiamata “Laureta”, nome di origine dialettale oggi italianizzato in “Loreto”, a poche centinaia di metri dalla sua abitazione, ai piedi di una collina e in prossimità di una sorgente d’acqua, luogo simbolico di purificazione e vita.
Il nome “Laureta” deriverebbe da un antico dialettismo legato all’espressione “laurà a reta”, ovvero “lavorare la creta”, a indicare la ricchezza del terreno argilloso tipico della zona — un particolare che lega profondamente il luogo alla sua identità geologica e culturale.
Nel corso degli anni, la cappella ha subito diversi interventi di restauro e manutenzione, volti a preservarne il valore spirituale e architettonico.
L’ultima ristrutturazione significativa fu promossa dall’amministrazione comunale guidata da Salvatore Geremia nei primi anni Duemila, a testimonianza della continua attenzione delle istituzioni locali verso questo luogo di culto e memoria.
Per decenni, la festa della Madonna di Laureta è stata celebrata ogni anno nel lunedì di Pasquetta, momento di intensa devozione e aggregazione comunitaria.
I fedeli si recavano in processione alla cappella per partecipare alla Santa Messa, per poi trattenersi nei dintorni per il tradizionale picnic, in un clima di festa, preghiera e convivialità che univa generazioni.
Un ulteriore riconoscimento alla figura di Pietro Cifone arrivò nel 2008, in occasione del 140° anniversario della fondazione dell’Azione Cattolica Italiana.
In quella circostanza, si tenne una solenne manifestazione in Piazza San Pietro a Roma, dove Cifone — all’epoca novantacinquenne — fu insignito del prestigioso titolo di “testimone di santità laicale”, in riconoscimento di una vita vissuta con fede autentica, coerenza morale e impegno sociale.
Oggi, la cappella di Loreto rappresenta non solo un luogo di preghiera, ma anche un simbolo di memoria storica, fede popolare e identità territoriale: un monumento all’umiltà, alla speranza e alla resilienza di un uomo che, dopo aver visto l’orrore della guerra, scelse di costruire pace e bellezza in nome della Madonna (nella foto Pietro Cifone con la moglie Maria Laurenza).
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