Politica. Reddito di sussistenza universale, al posto di quello di cittadinanza

(Russo Gianluca). Con la scomparsa del reddito di cittadinanza, molti beneficiari si sono ritrovati a dover fare i conti con un sistema di sostegno frammentato: pensioni di invalidità, bonus sociali, piccole regalie statali, contributi temporanei. Un mosaico confuso, in cui spesso prevale la burocrazia più che l’assistenza. Con la vittoria in Campania di Fico, giå esponente di spicci del Movimento 5 Stelle, torna il dibattito sul tema del reddito, tanto caro ai pentastellati. Con la cancellazione del reddito di cittadinanza, oggi i bonus, i contributi e le agevolazioni varie sono diventati un guazzabuglio amministrativo, dove sguazzano avvocati, patronati, mediatori e facilitatori: figure che spesso agiscono come intermediari necessari per accedere ai sussidi — ma che, in molti casi, allontanano ulteriormente chi ne ha davvero bisogno. Persone sole, fragili, senza supporto, che spesso vengono dimenticate. Alcuni, purtroppo, vengono ritrovati morti in casa: incapaci di chiedere aiuto, di curarsi, di far sentire la propria voce. Negli ultimi giorni, la cronaca ha riportato casi sempre più allarmanti: figli che nascondono la morte dei genitori per continuare a percepire la pensione. Storie che non sono solo episodi isolati, ma sintomi di un sistema che non riesce a garantire dignità, né protezione, né controllo. È urgente ripensare il welfare. Serve un reddito di sussistenza universale, proporzionato al reddito effettivo: alto per i più poveri, ridotto per chi ha redditi medi, nullo per chi guadagna di più. Non un’elemosina, ma un diritto. Non un’eccezione, ma una regola.

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