Vietano di pregare davanti agli ospedali

(da CitizenGo) Sta accadendo qualcosa di impensabile proprio davanti a casa nostra, e quasi nessuno ne parla.
Pochi giorni fa, l’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna ha votato per imbavagliare la libertà di religione e di espressione fuori da ospedali e consultori. I partiti di sinistra hanno spinto per ottenere una risoluzione che adesso costringerà gli attivisti pro-life a stare lontani dalle strutture sanitarie. Vogliono creare delle “zone di accesso sicuro” perché, come ha paradossalmente dichiarato l’assessore di AVS Paolo Trande, “Non stiamo parlando di preghiere, ma di manifestazioni politiche”. Eppure, ci vuole proprio coraggio per definire la difesa di bambini innocenti una manifestazione politica. Volontari anziani, studenti, suore, sacerdoti: tutti, da ora in avanti, potranno essere etichettati come “sovversivi” solo per aver osato pregare per le vite dei nascituri. Ma quale giustificazione esiste per silenziare una preghiera innocua, se non la paura della verità? Questo scandalo colpisce al cuore la nostra Costituzione, che promette a tutti la libertà di espressione e di religione. Se pregare fuori da un ospedale è politica, allora l'umanità e la compassione sono fuorilegge. E ciò che è ancora peggio è che il fronte pro-aborto continua a dipingere noi pro-life come giudici, come se esistessimo per condannare le donne che hanno abortito... nulla potrebbe essere più lontano dal vero! Gli attivisti pro-life mettono il cuore e l'anima nello stare accanto alle donne, per offrire loro aiuto concreto, per mostrare che ci sono strade diverse dall’interrompere la vita del loro bambino. Eppure, il movimento pro-aborto si aggrappa a questa menzogna, scagliandola contro di noi ancora e ancora, e solo perché serve al loro tornaconto. Ma noi conosciamo la verità, e non smetteremo mai di proclamarla. Non possiamo permettere che questa bugia diventi nel nostro Paese la base per stabilire leggi o normative liberticide. Il pericolo si diffonde ogni giorno. L’Emilia-Romagna è il primo mattone di un muro costruito per criminalizzare l'attivismo pro-life in tutta Italia. Il messaggio è brutale: è permesso sopprimere una vita, ma pregare per cercare di salvarla È VIETATO.

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