Carlo Collodi "Le Avventure di Pinocchio. "

(di Maria Grazia Capanna) Il secondo appuntamento della rubrica settimanale "Il Giardino dei Libri" è dedicato alle "Avventure di Pinocchio" di Carlo Collodi
il classico in cui si narrano le vicende di una marionetta di legno, scolpita dal falegname Geppetto, che voleva diventare un bambino vero.Gli inganni, la bugie, la sua indole ribelle porteranno Pinocchio a vivere infatti molte disavventure in seguito alle quali imparerà l'importanza dell'onestà, della responsabilità e dell'amore familiare, fino a realizzare il sogno di diventare un bambino in carne ed ossa. Delle "Avventure di Pinocchio" è stata data anche un'interpretazione esoterica, basata, tra l'altro, sul fatto che Collodi "sarebbe" appartenuto probabilmente a una loggia massonica fiorentina e secondo tale connotazione, Pinocchio conterrebbe diversi elementi simbolici appartenenti all'antichissima tradizione magica della letteratura italiana, che parte da Apuleio attraverso la poesia medioevale di Federico II e Dante Alighieri, fino all'esoterismo del Rinascimento. Pinocchio, in quest'ottica, non sarebbe altro che la storia di un'iniziazione: una marionetta di legno, simbolo della meccanicità della persona che aspira a ritrovare la sua anima. I nomi dei personaggi farebbero capo infatti ad una precisa terminologia alchemica; Pinocchio sarebbe quindi un composto di -pino- : albero che allude alla ghiandola pineale, e di - occhio-, ossia la visione associata a tale ghiandola.
Mangiafuoco corrisponderebbe a Mammona, che nei Vangeli rappresenta il dio denaro e quindi il potere della mondanità, mentre in Lucignolo è rinvenibile Lucifero che, come il Gatto e la Volpe, cioè le passioni del corpo, distraggono Pinocchio dalla possibilità di accedere alla Conoscenza. Nella Fata Turchina si esprimerebbe l'archetipo della Grande Madre, assimilabile a Iside, ma anche alla Vergine Maria del Cristianesimo che aiuta infine Pinocchio a ricongiungersi col Padre. La stessa interpretazione varrebbe per le vicende dei personaggi: la trasformazione in asino che rappresenta la caduta nell'animalesco e che rimanda a "L' asino" di Niccolò Machiavelli, la fagocitazione di Pinocchio da parte del pescecane, riconducibile al libro del 'ribelle' profeta Giona inghiottito da un grosso pesce nella cui bocca viene protetto e ritrova lo spirito di obbedienza a Dio. La chiave teologica configura Pinocchio come il racconto della fuga della creatura dal proprio Creatore: Geppetto, le sue conseguenze per natura e tentazioni, la possibilità di ridimensionare grazie a figure salvifiche ispiratrici del bene e dunque la sua trasformazione e, finalmente, del suo ritorno all'essere amato e libero. E a questo punto conosciamo la Signora Giuseppina la nostra lettrice della settimana che non ha scelto uno pseudonimo ma desidera non rivelare ai lettori il suo cognome. Una simpatica donna ottantenne, mamma e nonna che non avendo potuto completare il suo percorso di istruzione obbligatorio per dedicarsi, insieme alla famiglia di diversi fratelli e sorelle, al lavoro di contadina ed i lavori domestici. Ora, pensionata libera, ha imparato l'uso, limitatamente alle sue capacità ed esigenze, della tecnologia di internet e tra l'altro, segue con sincero interesse il nostro giornale, apprezzando in particolare la pagina religiosa e nel leggere il nostro articolo precedente ha raccolto l'invito e ci ha contattati, con nostro grande piacere, chiedendoci se poteva anche lei raccontarci dell'unico libro intero che era riuscita a leggere ai tempi della scuola, volendoci descrivere, con estrema semplicità, la sua considerazione sul Campo dei miracoli che riportiamo di seguito. "Io di tutto il libro allora ero una bambina sapete per me "campo dei miracoli" era la speranza del danaro facile, quello che veramente si poteva avere piandando come si fa con le piante insomma è mi sembrava bella perché la campagna è dura da faticare ma era un'illusione, un inganno per quel povero pinocchio Dietro ci stava la furbizia, la malignitá come si diceva ai miei tempi di chi si mangiava pane e rapeste, che no teneva niende, che tenevano una sola cammera e la vivevano tutti insieme ma sapevano essere furbi e aprofittare de la ingenuita di una creatura ma secondo me anche di uno grosso. Perche ci sapevano fare, sapevano imbrogliare a imbrogliare il bambino è facile e Pinocchio ci ha creduto tanto che alla fine viene rubato dei suoi soldi. Per cio e importante l'importanza di avere persone oneste come genitori amici parenti che invece fanno crescere con principi sani e buoni che no pensano solo ai soldi e poi mi ricordo che ho visto il film anche in televisione con Gina Lolobriggita grande bella attrice dei miei tempi che faceva la fata turchina. Ecco io volevo lasciare questa lezione del mio ricordo del mio libro che o letto e ringraziarvi che me l'avete permesso cosi come la penso e scusate se con l italiano non sono stata brava. Grazie e tanti auguri per il giornale."

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