Il 14 agosto 1941 padre Massimiliano kolbe ha dato la sua vita per quella di un padre di famiglia ed è diventato patrono dei papà

(di Paolo Mesolella)Nel primo pomeriggio del 14 agosto 1941, veniva ucciso Padre Massimiliano Kolbe, il suo funerale (la cremazione nel forno cremetorio)
venne celebrata l'indomani, il 15 agosto, siolennità dell'Assunta. Le sue ceeri vennero poi disperse nelle acque della Vistola. San Massimiliano Kolbe è uno dei santi più eroici del XX secolo. Sacerdote francescano e martire, offrì la sua vita nel campo di concentramento di Auschwitz per salvare un padre di famiglia condannato a morte. Il suo incredibile atto d'amore lo ha reso un simbolo di coraggio, ed altruismo in un mondo come quello di oggi dove, solo a Gaza, si uccidono migliaia di bambini. Padre Massimiliano Kolbe, numero 16670, fu rinchiuso nella cella m.18 del campo di Oswircin il 28 maggio del 1941. Poi fu trasportato ad Auschwitz dal carcere di Pawiak, a Varsavia dove dall’inizio di marzo era stato rinchiuso nella cella 103, al reparto II. Un suo confratello sopravvissuto ricorda come andò il viaggio.””Appena le guardie di scorta ci ebbero stipati nei vagoni, sprangando dall’esterno le porte, un silenzio di tomba ci avvolse. Ma appena il treno si mosse qualcuno intonò canti religiosi e nazionali., che molti tra noi ripresero”. “ Mi interessai della persona che aveva dato inizio a quei canti, ed appresi che era stato padre Massimiliano Kolbe, fondatore di Niepokalanow ( nota) … L’affollamento e la mancanza di aria nel vagone producevano un’atmosfera soffocante, spaventosa. Nel campo di concentramento i nuovi arrivati venivano spogliati dei loro vestiti e venivano sottoposti ad un bagno in comune, sotto gettiti violentissimi di acqua gelida., tra gli scherni e le frasi oscene delle guardie.. Poi ognuno riceveva una casacca con il numero al posto del nome; e molte casacche erano ancora sporche di sangue. Sulla casacca a righe del francescano Padre Massimiliano c’era il numero 16670 e sotto il numero un triangolino rosso che indicava che era prete. Ed era lo stesso colore rosso che veniva dato ai prigionieri politici. Ebrei e preti ricevevano un trattamento speciale per crudeltà. Dovevano morire entro breve tempo. Per questo venivano affidati a Krott, un caporeparto cattivo e sanguinario che lo sottopose a lavori massacranti come caricare e trasportare ghiaia, tagliare e portare sulle spalle tronchi d’albero, spostare letame e trasportare cadaveri. Tutti lavori da fare in silenzio e senza soste. Ogni attimo di riposo, ogni lentezza, veniva pagato a sangue con frustrate, calci e bastonate senza pietà. Dal blocco n. 17, padre Kolbe veniva mandato a tagliare tronchia Babice, un luogo lontano quattro chilometri dal campo. Per due settimane fece quel percorso sotto il controllo del guardiano Krott finché non cadde a terra per la fatica a causa della “polmonite e del deperimento generale”. Dal blocco 17 , padre Kolbe fu trasferito al blocco 12 , cosiddetto “degli invalidi”. Era il blocco più atroce dopo “Il blocco della morte” i viveri erano pochi, le malattie non venivano più curate e i germi si propagavano. Dopo alcune settimane, a fine luglio, fu ancora trasferito, al blocco 14, detto “dei lavori agricoli” ( v i vari Blocchi, chi c’era in ogni blocco) e’ stato alla fine del mese di aprile. Fu da questo blocco 14, dei lavori agricoli che una sera scappò il prigioniero. La reazione dei tedeschi alla fuga era nota: dapprima una punizione per tutti: tre ore in piedi fino alle nove, in fila per uno e senza muoversi. Poi l’uccisione di dieci prigionieri per ogni fuggitivo.. così i prigionieri del blocco 14 furono mandai a dormire senza mangiare poi.
L’indomani mentre gli altri prigionieri furono mandari a lavorare, quelli del blocco 14furono lasciati nella piazza senza mangiare fino alla sera.fino a quando il comandante del campo, il colonnello Fritsch non scelse i 10 prigionieri del blocco 14 che dovevano morire. Percorse le file scegliendo le vittime a caso. Padre Kolbe e gli altri nove furono condotti nel blocco sotterraneo n. 13 dove, alcuni testimoni raccontano di aver sentito canti religiosi provenienti dalla cella. Dove i condannati in attesa della morte vivevano sepolti vivi senza poter mangiare. Dopo due settimane, erano sopravvissuti soltanto quattro prigionieri tra i quali padre Kolbe. Ma la cella serviva per altre vittime . Perciò il 14 agosto, alla vigilia dell’Assunta fu portato alla cella della morte il boia tedesco Boch che uccise il frate e i suoi tre compagni con un’iniezione di fenolo al braccio sinistro. L’indomani, nel giorno dell’assunzione i suoi resti furono bruciati su una catasta di legno e le ceneri furono disperse. Di lui non rimase più nulla, nemmeno una reliquia. Fra i tanti episodi di crudeltà che dovette subire se ne ricordano due. Un giorno Padre Kolbe stava spostando del letame. Arrivo una guardia con un cane mastino. Giudicò che il beato spostava poco letame, si avvicinò a lui e lo percosse brutalmente, poi aizzò il cane contro di lui, che si lanciò ad azzannarlo. Lui conservò la calma e non si lamentò. Un’altra volta fu lo stesso capo, il sanguinario Krott, a caricare sulle spalle di padre Kolbe un peso enorme di legname, con l’ordine di corree: ma lui fece qualche passo e crollo’ sotto il peso. Allora Krott gli diede calci sulla faccia e sul ventre, lo colpì col bastone, gridandogli in faccia di lavorare. Tra urli e bestemmie lo fece stendere sopra un tronco davanti a tutti e gli fece dare 50 colpi di flagello da una guardia. Padre Massimiliano sembrava morto. Allora fu gettato in un fosso e il suo corpo venne coperto da fascine. Più tardi i compagni lo aiutarono a rinvenire e lo portarono all’ambulatorio dell’ospedale dove gli fu diagnosticata una polmonite. Nel campo c’era un prigioniero che era un pittore. Padre Kolbe gli chiese di disegnagli a matita le immagini di Gesù e della Madonna. Le portava sempre con se pur correndo il rischio di essere scopeto e punito. Poi recitava il Rosario sulle dita perché nel campo non era permesso di avere una corona. La sera si metteva in ginocchio a pregare. Se il Kapò o le guardie l’avessero visto pregare, l’avrebbero punito duramente ma lui continuava a farlo. In quegli anni, due volte, di nascosto, celebrò anche la Messa (che era assolutamente proibita) per poter distribuire l’Eucarestia ad un gruppo di prigionieri. Poi confessava e predicava di nascosto. Un giorno tenne una conferenza su “La SS. Vergine Maria in relazione con le persone della SS. Trinità”. I prigionieri ci andavano di nascosto, strisciando per terra, di notte. Raggiungevano il letto di Padre Kolbe per confessarsi o ascoltarlo. Altre volte era lui che si recava dai prigionieri per confessarli correndo il rischio di essere fucilato. Un giorno venne mandato a trasportare cadaveri. Si trovò davanti un giovane tutto nudo, con il ventre squarciato, le gambe insanguinate, le mani contorte, il collo gonfio e il viso in agonia. Non era capace di camminare. Con un compagno dovettero adagiarlo sul truogolo e portarlo al crematorio. Qui si doveva assistere all’incenerimento dei corpi dei poveri prigionieri morti nel campo. Nel campo si lottava per un pezzo di pane, padre Kolbe, invece, dava la sua minestra agli altri e bisognava impedirglielo per farlo mangiare. Conosceva il tedesco e se ne serviva per perorare la causa di qualche prigioniero. Il patrono dei papà - La sua vita di carità e preghiera durò fino all’ultima domenica di luglio 1941 quando fuggì uno dei prigionieri del blocco 14. Lo stesso blocco dove si trovava il beato. Dicevano i tedeschi: ”Se il prigioniero non tornerà il giorno seguente, dieci prigionieri del blocco verranno condannati a morte: alla morte per fame e sete nel bunker della morte”. I prigionieri rimasero per ore in piedi sul piazzale sotto il sole rovente ma il prigioniero non ritornò. All’ora del tramonto allora il comandante Fritsh si presentò sul piazzale per scegliere i dieci prigionieri da condannare. Il comandante, senza seguire alcun criterio, scelse i dieci condannati. Padre Kolbe non venne scelto. Ma ascoltò le parole del sergente Gaiowwniczek: ”Addio! Addio! Mia povera sposa, addio miei poveri figli, ormai orfani del vostro padre!”. A questo punto il Beato si mosse dalla sua fila e si presentò al comandante dicendo:” Chiedo di andare a morire al posto di quel papà di famiglia”… perché io sono anziano e debole, lui invece ha moglie e figli”. “accetto!” rispose il comandante.

Commenti