(Caserta24ore - Possibile) Shireen Abu Akleh, reporter palestinese con cittadinanza americana, per venticinque anni ha documentato gli orrori dell’occupazione israeliana in terra palestinese, intervistando detenuti e visitando le zone di guerra. La chiamavano “La voce della Nazione”. Nel 2022 è stata uccisa, colpita alla testa da un cecchino dell’IDF, nonostante indossasse il giubbino della stampa. Si trovava nel campo profughi di Jenin, in quel momento teatro dell’ennesimo raid israeliano.
Ricordiamo la sua storia. Soprattutto in queste ultime ore in cui la propaganda sionista cerca di giustificare l’uccisione di Anas al-Sharif e dei suoi colleghi, giornalisti di Al Jazeera. Sono centinaia le persone che lavoravano per la stampa uccise da Israele, ognuna di loro costituisce un crimine di guerra. Non sono cominciate dopo il 7 ottobre, non sono delimitate alla Striscia di Gaza, non sono giustificabili in nessun modo. Non dimentichiamo.
La giornalista americana innamorata degli arabi di Palestina ha quasi cercato la morte per mano di leggttimisti israeliani. Che dire di lei ora che è morta. Amen!
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