“Il settore del gioco è un polmone economico per le entrate dello Stato.
Necessario un punto d’incontro con le banche”. Cosí il Rettore Catapano (Università AUGE) a un convegno a Napoli. È quindi fondamentale che si
trovi un punto d’incontro tra le strutture che operano nel settore e gli
istituti bancari, affinché l’intero sistema possa funzionare in modo
trasparente e sostenibile”*. Lo ha dichiarato il Prof. Giuseppe Catapano,
Rettore dell’Università AUGE, intervenendo al convegno promosso da AGSI –
Associazione Gestori Scommesse Italia – dal titolo *“Giochi legali: regole
e dazi certi e sostenibili”*.
Il Rettore ha posto l’accento su una criticità che continua a penalizzare
il comparto: *“Il vero nodo della questione è il rapporto tra le strutture
di gioco e il sistema bancario. Le banche non possono impedire operazioni
finanziarie a soggetti autorizzati, appellandosi esclusivamente a criteri
etici. L’attività è regolata e sottoposta a controlli normativi. Per questo
è lecito chiedersi perché il MEF non vigili in modo più incisivo sulla
corretta applicazione delle norme”*.
Catapano ha inoltre sottolineato come la discriminazione da parte degli
istituti bancari rischi di favorire fenomeni criminali: *“Negare aperture
di conti correnti o servizi finanziari alle categorie autorizzate, in nome
di un codice etico, è non solo scorretto ma pericoloso: si agevolano di
fatto i circuiti illegali. Ci sono anomalie contrattuali e informative che
vanno corrette. Serve chiarezza, accompagnamento normativo e una riforma
culturale e tecnologica del sistema bancario”*.
L’intervento si è concluso con un appello alla collaborazione istituzionale
e alla consapevolezza collettiva: *“Con AGSI vogliamo avviare un percorso
condiviso di informazione e formazione. Non possiamo ricordarci di questo
comparto solo nei momenti di crisi, come accade con gli artisti dopo la
loro morte. È necessario dare riconoscimento al lavoro quotidiano di chi
opera nella legalità, con regole certe e trasparenza. In Spagna il gioco è
regolamentato da decenni, mentre in Italia è ancora percepito con sospetto.
È tempo di cambiare mentalità”*.
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