Il ricordo di Pasolini ventenne nelle tracce della maturità e del suo trattato pedagogico dedicato a Gennariello, il suo studente napoletano

(di Paolo Mesolella) C’è anche Pier Paolo Pasolini quest’anno, nelle tracce della Maturità 2025: una poesia senza titolo tratta Dal diario (1943-1945).
composta negli anni della sua gioventù, lontana dalle poesie impegnate delle Ceneri di Gramsci, dagli Scritti Corsari. Una poesia scritta dal poeta poco più che ventenne (Pasolini è nato nel 1922), prima che gli uccidessero il fratello, lontana da ogni riferimento ideologico ma intrisa del simbolismo di Pascoli e Leopardi. Un Pasolini inedito come quello delle “Lettere luterane” nelle quali c’è l’interessante trattato pedagogico “Gennariello”, dedicato all’educazione dei giovani che mi piace ricordare in questo articolo con le stesse parole del grande poeta, scrittore, giornalista e regista: “Poiché tu sei il destinatario di questo mio trattatello pedagogico.. è bene, prima di tutto, che io ti descriva come ti immagino. Come il tuo nome immediatamente suggerisce, sei napoletano. … dovrò spiegarti in poche parole perché ti ho voluto napoletano. Io sto scrivendo nei primi mesi del 1975 e in questo periodo i napoletani rappresentano per me una categoria di persone, che mi sono appunto, in concreto e ideologicamente simpatici. Essi infatti in questi anni non sono molto cambiati. Sono rimasti gli stessi napoletani di tutta la storia. E questo per me è molto importante, anche se so che posso essere sospettato, per questo, delle cose più terribili, fino ad apparire un traditore. Ma cosa vuoi farci, preferisco la povertà dei napoletani al benessere della Repubblica italiana, preferisco l’ignoranza dei napoletani alle scuole della repubblica italiana, preferisco le scenette cui si può ancora assistere nei bassi napoletani alle scenette della televisione della Repubblica italiana. Coi napoletani mi sento in estrema confidenza, perché siamo costretti a capirci a vicenda. Coi napoletani posso presumere di insegnare qualcosa perché loro sanno che la loro attenzione è un favore che essi mi fanno. Io con un napoletano posso semplicemente dire quel che so, perché ho, per il suo sapere, un’idea piena di rispetto quasi mitico e pieno di allegria e di naturale affetti… tu non puoi essere che uno studente che fa la prima o la seconda liceo. Il fatto che tu sia napoletano esclude che tu, pur essendo borgese, non possa essere anche interiormente carino. Napoli è ancora l’ultima metropoli plebea che livella fisicamente ed intellettualmente le classi sociali. La vitalità è sempre fonte di affetto e ingenuità. A Napoli sono pieni di vitalità sia il ragazzo povero che il ragazzo borghese …”

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