(riceviamo da Iod edizioni promotrice dell'appello e Cronisti scalzi, la collana dedicata alla memoria di Giancarlo Siani). Ai giornalisti italiani ed europei rivolgiamo un appello accorato: seguite la vostra coscienza, non il potere. Raccontate la verità, anche se scomoda. Anche se fa male. Anche se non conviene.
È in gioco non solo l’informazione, ma la dignità stessa della professione. “Conquista totale di Gaza. Con le armi e con la fame. Il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato l’allargamento su vasta scala dell’offensiva nella Striscia. E per raggiungere questo obiettivo lo Stato israeliano bloccherà ogni tir con aiuti umanitari, cibo, acqua, farmaci e ogni bene di prima necessità diretto a Gaza.” La decisione del governo israeliano di procedere con l’occupazione totale della Striscia di Gaza segna una drammatica escalation in un conflitto che ha già superato ogni soglia di crudeltà e ingiustizia. Mentre si parla di “conquista” e “pressione strategica”, intere comunità civili vengono straziate da mesi di bombardamenti, fame e isolamento. Oltre 51.000 vittime civili, in gran parte donne e bambini. E ancora si discute di legittimità militare. La fame, il blocco degli aiuti umanitari, la distruzione sistematica delle infrastrutture vitali, non sono strumenti di difesa. Sono strumenti di annientamento. E chi li approva, li giustifica o li tace, si assume una responsabilità storica di fronte alla comunità internazionale e alla propria coscienza. Ma c’è un altro fronte: quello della libertà di stampa. Oltre 210 giornalisti sono stati uccisi a Gaza e in Cisgiordania. Stando alle informazioni raccolte dal sindacato dei giornalisti palestinesi, sono 210 gli operatori dei media uccisi dal 7 ottobre 2023, cui vanno sommati i 390 feriti e i 49 detenuti nelle carceri israeliane. Si tratta di cifre purtroppo in continuo aggiornamento, che rappresentano solo una piccola parte delle decine di migliaia di persone orrendamente uccise nella Striscia e in Cisgiordania. Donne e uomini che hanno pagato con la vita la loro scelta di documentare la realtà, di raccontare i volti dei bambini sotto le macerie, di denunciare l’orrore quotidiano inflitto a una popolazione inerme. A loro va il nostro rispetto, il nostro ricordo, il nostro impegno a continuare a dare voce a ciò che si tenta in ogni modo di cancellare. Ai giornalisti italiani ed europei rivolgiamo un appello accorato: seguite la vostra coscienza, non il potere. Raccontate la verità, anche se scomoda. Anche se fa male. Anche se non conviene. È in gioco non solo l’informazione, ma la dignità stessa della professione. La credibilità del giornalismo democratico si misura proprio nei momenti in cui la verità è sotto assedio. Il giornalismo non può piegarsi a logiche geopolitiche o interessi economici. Deve illuminare i fatti, dare voce a chi non ce l’ha, resistere alla pressione dei poteri forti che oggi impongono silenzi, omissioni e narrazioni distorte. Questo è il tempo di onorare i morti del giornalismo. Di raccoglierne il testimone. Di restituire alla parola la sua forza di resistenza, di denuncia, di umanità. Perché se crolla la verità, crolla anche ogni possibilità di giustizia. E se la stampa smette di cercarla, non sarà più libera.
Era necessario affrontare la disumanita' di amas
RispondiElimina