Editoriale. E’ morto papa Francesco: “Mettete in tanta morte la scintilla dell’amore e della Resurrezione

Editoriale (di Paolo Mesolella) E’ morto papa Francesco e la notizia ci ha sorpresi con stupore: solo ieri era stato visto uscire da casa Santa Marta per incontrare la gente a Piazza San Pietro. Ieri anche io ero a Roma, a Piazza San Pietro ed ho colto l’applauso della gente come una liberazione:”Il papà, dicevano, finalmente si è ripreso ed è tornato tra noi”. Ma poi non è stato così. Nell’atrio della cattedrale era stato preparato il Cero Pasquale, figura del Cristo Risorto. Questo gesto che la Chiesa ripete da secoli, è l’annuncio di quello che è successo quella Domenica mattina al Sepolcro di Gerusalemme: il Buon Samaritano che era morto e che era stato sepolto e il suo sepolcro sigillato, era risorto e vive per sempre. Era l’annuncio che l’angelo aveva dato alle donne incredule e sorprese per la pietra rotolata. Anche papa Francesco aveva voluto dare quell’annuncio di gioia e di festa. Lo aveva voluto dare nonostante la malattia e le sue non buone condizioni di salute in una piazza gremita ma fredda. Un annuncio che proclama con forza che, da oggi, nel mezzo di ogni morte, c’è il seme della Resurrezione. L’inizio della liturgia era incominciato al buio, simbolo di oscurità e di morte, mentre la luce è Cristo, diventava scintilla di speranza in mezzo allo scoraggiamento che avvolge i cuori. L’Angelo fuga la paura delle donne:”Non temete”. Si tratta di quella paura istintiva di pensare che non sia vero quello che stava succedendo.” Ma l’angelo, dopo l’invito a non temere, spiega:” Andate ora a dire a suoi discepoli e a Pietro che Egli andrà prima di loro in Galilea. Lì lo vedranno come Egli aveva detto loro”. E’ il Signore, spiega Papa Francesco, che ci precede sempre. E ci attende.” Scrive in “Omelie pasquali”: “L’apostolo Giovanni, quando ha cercato di spiegare che cosa fosse l’amore, dovette ricorrere a questa esperienza di sentirsi preceduto, sentirsi aspettato. “in questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi (Gv I, 4,10)”. Sono secoli, scriveva Papa Francesco, che il nostro Dio ci anticipa nell’amore. Sono 2000 anni che Gesù ci precede e ci aspetta in Galilea, quella Galilea che ognuno di noi ha in qualche parte del cuore. Fai anche tu il primo passo come ha fatto lui. Fai il primo passo nella tua famiglia, il primo passo in questa città: renditi vicino di coloro che vivono nell’indigenza: ogni giorno sono di più. Dobbiamo imitare il nostro Dio, che ci precede e ci ama per primo, facendo gesti di prossimità verso i nostri fratelli che soffrono la solitudine, la povertà, la perdita del lavoro, lo sfruttamento, che non hanno un tetto, disprezzati per essere migranti, malati, isolati negli ospizi. Bisogna fare il primo passo e portare l’annuncio che Cristo è Risorto. E mettere in tanta morte la scintilla della Resurrezione”. Papa Francesco, per primo, come Gesù, ha fatto tutto questo e ci ha ricordato che amare vuol dire “donare per primi”. In questo giorno triste, chiedo a Papa Francesco che ci aiuti a capire com’è questo “primeggiare” in amore. A lui che ci ha insegnato a vivere di speranza, che ci aiuti a non aver paura di essere vicini ai più poveri, ai più soli e indigenti E’ così che parteciperemo alla Pasqua del Crocifisso.

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