Traduzione e curatela di Luigi Francesco Clemente
Uno degli aspetti più straordinari dell’ateismo di Jacques Lacan sta nel suo netto rifiuto delle dichiarazioni nietzschiane sulla morte di Dio. Come infatti insegna la psicoanalisi, Dio è molto più potente da morto che da vivo: più si proclama cheil divino è defunto, più si tende a ignorare la dissimulata non-mortalità dei teismi, la loro inconscia continuazione per le vie più disparate. Insomma: non basta proclamarsi atei. È necessario che in via preliminare si riconosca che le illusioni religiose sono incredibilmente ostinate. Specie quella cristiana. Che, via crocifissione, arriva ad assorbire l’ateismo per svuotarne e pervertirne il senso. Ignoranza divina chiarisce i tratti peculiari di quello che per Lacan sarebbe un vero ateismo e che lo distingue da altre forme di irreligiosità. Nel far questo, Adrian Johnston ripercorre gli ultimi anni dell’insegnamento lacaniano, con l’intento di sollevare questioni cruciali sulla credenza e sull’incredulità in psicoanalisi: l’ateismo è un aspetto indispensabile del-l’esperienza analitica? L’analisi è in grado di produrre un soggetto finalmente spoglio di qualsiasi traccia di impegni teistici? È possibile o desiderabile che le persone abbandonino completamente tutto ciò che è associato alla religiosità? Quali potrebbero essere le conseguenze di un tale abbandono per la vita del soggetto? Se la religione rappresenta un orizzonte ineludibile per la soggettività parlante, esiste qualche prospettiva per l’invenzione, favorita dalla psicoanalisi, di forme storicamente inedite di ateismo?
L'autore
Adrian Johnston è Distinguished Professor presso l’Università del New Mexico e membro dell’Emory Psychoanalytic Institute. Filosofo di rilevanza mondiale, è autore di numerosi libri sull’idealismo tedesco, il marxismo e la psicoanalisi. Ricordiamo in particolare: Time Driven. Metapsychology and the Splitting of Drive (2005), Prolegomena to Any Future Materialism, Voll. 1-2 (2013 e 2019), Infinite Greed. The Inhuman Selfishness of Capital (2024).
Commenti
Posta un commento