Lavoro. Dilaga il lavoro grigio, il sistema pensionistico disincentiva i giovani a cercare un lavoro normale
Con l'attuale sistema pensionistico, per i giovani potrebbe non convenire lavorare, o al massimo farlo in nero, purché con un impiego sicuro. Ci si chiede: perché un trentacinquenne dovrebbe lavorare per 35 anni e percepire, a 70 anni, una pensione inferiore alla metà di quella che oggi riceve un settantenne? Queste domande sono sempre più diffuse tra i giovani, poiché i lavori precari spesso non offrono retribuzioni sufficienti a coprire il periodo minimo utile per maturare i contributi pensionistici.
Ciò è dovuto al sistema pensionistico contributivo, che ha di fatto superato i precedenti sistemi, come quello retributivo e quello di anzianità. Così, nella migliore delle ipotesi, se un trentacinquenne oggi vincesse un concorso pubblico, dovrebbe comunque lavorare per 35 anni e andare in pensione a 70. Tuttavia, tenendo conto dei parametri scelti dal legislatore per indicizzare il costo della vita, questa pensione risulterebbe essere in media circa l'80% della retribuzione, nel caso avesse versato contributi per 35 anni. Se i contributi versati scendono a 30 anni, la pensione è del 60%, e così via, diminuendo. Prendendo come riferimento un dipendente pubblico medio, con semplici calcoli, il neo-pensionato lascerebbe una retribuzione da lavoro dipendente di 1.200 – 1.300 euro per avere una pensione di soli 700€. Il sistema contributivo, quindi, incentiva a rimanere nel mondo del lavoro il più a lungo possibile, possibilmente fino alla morte.
Ma, tornando al discorso dei giovani: a loro conviene davvero lavorare oggi? La tassazione sul loro lavoro (i contributi) serve ancora a pagare le cosiddette "pensioni baby", quelle percepite, per intenderci, a diciannove anni e mezzo. Dicono che verranno eliminate, nel senso che in futuro non ci saranno più baby pensionati, ma che dire dei "vecchi" beneficiari? Continuano a percepirle grazie ai contributi previdenziali versati dai giovani, i quali, a loro volta, si vedono promettere una pensione che forse non avranno mai.
Il sistema va cambiato: il legislatore dovrebbe avere il coraggio di mettere mano ai cosiddetti "diritti acquisiti", cioè alle pensioni attualmente percepite da molti anziani. Ci vogliono pensioni uguali per tutti: sia per gli anziani di oggi sia per quelli di domani. Uno Stato che non è più in grado di assicurare servizi essenziali (in molte Regioni italiane è la norma) è destinato a morire. Potrebbe scapparci un altro "48", quando i giovani, governati da una classe politica vecchia, corrotta e restia a lasciare il passo, finalmente si desteranno. E la cosa potrebbe accadere quando, per forza di cose, verranno meno le pensioni degli anziani nonni che indirettamente aiutano con le loro pensioni gli stessi giovani.
Se tutti i nonni d'Italia percepissero la stessa pensione, ipotizzando una cifra di 900 euro, si accontenterebbero i più poveri, che ora hanno una pensione più bassa. Scontenti, invece, i più ricchi, con pensioni superiori ai 900 euro. Ma un anziano, cosa ci deve fare con una pensione così alta? La deve forse spendere in medicine? Ed in effetti, visto che i servizi sanitari non sono più garantiti dallo Stato, le spese mediche gravano direttamente sugli anziani. Ma non sarebbe meglio avere pensioni uguali per tutti, una spesa sanitaria garantita e magari un equo canone uguale per tutti? Altro che sistema retributivo! Ci vorrebbe un sistema pensionistico di anzianità, anche al costo di aumentare l'età pensionabile a 70 anni (ma non per tutti i tipi di lavoro). Ma, al compimento dei 70 anni, la pensione dovrebbe essere uguale per tutti: sia per il dipendente pubblico, sia per chi ha lavorato una vita da precario, per il lavoratore autonomo e anche per chi è stato disoccupato a lungo.
Invece, con l'attuale stato delle cose, il giovane è disincentivato a cercarsi un lavoro regolare e così si accorda con il datore di lavoro dicendo: "Ok, non mi versi i contributi, ma almeno dammi una paga dignitosa e io non ti darò problemi con denunce all'Inps e via dicendo...". Questo, quando va bene e deve pure ringraziare il "datore" di lavoro. D'altra parte, i contributi sarebbero comunque persi, tanto vale... E così, per molti giovani, dilaga il lavoro irregolare, il nonno li aiuta con la sua pensione e quando, a causa dell'età, non ci sarà più, forse, la Giovane Italia si desterà! (Russo Gianluca)
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