Editoriale del Direttore. Lunedì 10 febbraio, Giornata del Ricordo degli italiani che furono sterminati nelle foibe
(di Paolo MESOLELLA) L’art. 1 della legge 92 del 2004 spiega che “il giorno del ricordo” è stato istituito per “conservare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati...”. E’ una brutta vicenda che si manifesta tra l’8 settembre 1943 ed il 10 febbraio 1947 ed avviene in una parte di Italia che dopo la seconda guerra mondiale è diventata Jugoslava e poi slovena e croata. Oggi per molti studenti l’Istria, la Dalmazia e Fiume non dicono nulla ma all’inizio del ‘900 era un pezzo d’Italia da togliere all’impero austro ungarico. D’Annunzio divenne un eroe nazionale proprio per aver conquistato Fiume. Gli italiani volevano un’Italia unita con Trento e Trieste, ma il Trattato di Rapallo del 1920, tra Italia e Jugoslavia, li lasciò delusi. Sarà la seconda guerra mondiale a consegnare all’Italia, nell’aprile del 1941, la Slovenia. E in Dalmazia, in Istria, a Fiume e sul Carso aumentarono gli italiani. Poi arriva l’armistizio dell’8 settembre 1943 e al confine orientale inizia l’esodo e lo sterminio degli italiani con le foibe. In quei mesi operano sul territorio i movimenti antifascisti italiani e i partigiani di Tito, il segretario del partito comunista jugoslavo che nel maggio del ‘41 dà vita all’armata popolare di liberazione della Jugoslavia. La regione viene divisa in due sfere d’influenza: quella costiera viene controllata dagli antifascisti italiani, quella interna è nelle mani dei partigiani croati. Entrambi attuano azioni di sterminio contro gli italiani. Per gli antifascisti ad essere eliminati dovevano essere coloro che avevano fatto parte del sistema fascista come squadristri e gerarchi, per i titini invece, l’obiettivo era quello di “ripulire il territorio dai nemici del popolo”, annientando la presenza italiana. Le foibe diventano il simbolo di quest’orrore, perché era la peggiore delle morti. Molti italiani perderanno la vita nelle carceri e nei campi di concentramento e di trasferimento. Ma le foibe saranno per anni un incubo, un tormento. Le foibe sono cavità carsiche profonde decine di metri dove è facile far sparire ogni traccia. La morte nelle foibe rappresenta una volontà di sterminio, un desiderio di annientare uomini, donne e fanciulle come Norma Cossetto, una studentessa di 20 anni, che fu portata nella scuola di Antignana e fu martirizzata dalle truppe di Tito: fissata ad un tavolo con delle corde, venne violentata barbaramente da 17 aguzzini che le pugnalarono le mammelle e le conficcarono un legno nella vagina: poi la gettarono nuda e sanguinante in una foiba, su un cumulo di cadaveri.
Nel maggio 1945, a guerra ormai terminata, avviene la fase più tragica dell’infoibamento. Il Fascismo è ormai sconfitto ma occorreva eliminare gli italiani e le foibe ritornarono a riempirsi di cadaveri: militari della Repubblica di Salò, ma anche membri del Comitato di liberazione nazionale. Negli anni 50 numerose famiglie impaurite hanno dovuto abbandonare le proprie case per ritornare in fretta, in Italia. Ricordare le foibe è anche ricordare queste famiglie che si sono improvvisamente scoperte non gradite, come è stato per gli ebrei, anche in Italia. La Giornata del Ricordo è una buona occasione per far conoscere ai nostri alunni questa triste pagina della storia italiana. Alla fine della seconda guerra mondiale, mentre tutta l'Italia, grazie all'esercito anglo-americano, veniva liberata dall'occupazione fascista, a Trieste e nell'Istria si è perpetrata una tragedia: 350.000 italiani, abitanti dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia, dovettero scappare ed abbandonare la loro terra, le case, il lavoro e gli affetti incalzati dalle bande armate del maresciallo Tito. Decine di migliaia di italiani furono uccisi nelle foibe e nei campi di concentramento titini. La loro colpa era stata quella di essere italiani e di non voler cadere sotto un regime comunista. Solo nell'ottobre 1954 l'Italia prese il pieno controllo di Trieste, lasciando l'Istria all'amministrazione jugoslava. E solo nel 1975, con il Trattato di Osimo, l'Italia rinunciò ad ogni pretesa sull'Istria, terra italiana sin da quando era una Provincia dell' Impero romano. Ricordare il Giorno del Ricordo ai giovani studenti è doveroso affinché imparino a leggere senza pregiudizi i fatti della storia.
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