La provincia di Caserta è un territorio che con le sue caratteristiche pedo climatiche arricchisce di sapori e di profumi i propri prodotti, dall’orto frutta alla mozzarella di bufala, dai formaggi tipici ovo caprini ai vini ma, soprattutto, all’olio extravergine di oliva.
Queste condizioni ambientali e di coltura degli oliveti, seguono un’antica tradizione: le piante devono vedere il mare, nel senso che devono risentire degli influssi benefici delle acque saline e quindi non devono essere molto distanti dal mare. Per questo motivo le zone di coltivazione migliori sono quelle collinose della provincia di Caserta a ridosso degli Appennini, che vanno dal Massico fino a Capua; territori lontani dalla pianura campana dove primeggiano altre coltivazioni.
La varietà autocna da cui si produce olio eccellente ha diverse denominazioni, a seconda delle zone in cui gli ulivi sono coltivati da decenni. Tutti, però, sono riconducibili agli olivi storici, che possono raggiungere in alcuni casi anche i 1000 anni di età: si tratta degli oliveti che producono l’oliva corniola, dall’attitudine del tronco a incornarsi su se stesso e l’Olivastra dall’origine selvatica della pianta.
La produzione dell’olio di queste piante, oggi ripresa, era stata abbandonata per motivi di mercato: infatti, a partire dalla seconda metà degli anni 70, a causa dei costi e tempi di produzione elevati, gli oliveti autocni furono soppiantate da quelli di importazione. Una nuova pianta di Corniola inizia a dare frutti solo dopo 5-6 anni, a fronte delle varietà importate dalla Toscana che già al secondo anno vanno in produzione. Elevati sono anche i costi di raccolta, perché la Corniola-Olivastra diventa molto grande e bisogna salire sul tronco per raccogliere le olive; le varietà Toscane, più basse, possono essere raccolte in piedi da terra. Ma negli ultimi tempi, nuove esigenze di mercato come il risparmio sui fitofarmaci e l’utilizzo di operai specializzati a basso costo provenienti dal Sud dei Balcani, hanno reso di nuovo conveniente la coltivazione degli Oliveti di Corniola-Olivastra.
Negli ultimi anni, infatti, gli impianti di olivo importati si sono mostrati più sensibili all’attacco di malattie e di parassiti, tanto da costringere i coltivatori ad usare pesticidi sempre più forti. L’origine selvatica, invece, mette a riparo la Corniola-Olivastra da molti parassiti, se si eccettua la larva della mosca dell’olivo che può essere netrauilizzata anche con metodi biologici. Così, oggi, le coltivazioni dell’Olivo storico sono riprese e l’olio extravergine di oliva campano si dimostra essere sempre più un grasso vegetale “buono” per le arterie e l’apparato digerente, può essere consumato ogni giorno ed il costo non è neanche tanto elevato.

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