(di Paolo Mesolella) Sono tanti in questi giorni gli articoli di giornale che ripropongono il rapporto tra il poeta Giacomo Leopardi ed il suo amico e protettore napoletano Antonio Ranieri. Un rapporto che riporta alla luce la permanenza del poeta di Recanati a Napoli, la malattia e i suoi ultimi quattro anni di vita, fino alla morte avvenuta il 14 giugno 1837, ma anche il suo rapporto con le donne da Fanny Targioni Tozzetti a Paolina Ranieri, sorella di Antonio. Io vorrei tornare un po' indietro e rileggere le stesse memorie di Antonio Ranieri pubblicate alla morte del poeta nel 1880 proprio a causa delle numerose pubblicazioni “inopinate ed indiscrete” che erano uscite in quel periodo e che commentavano il rapporto tra i due e gli ultimi anni di vita del poeta a Napoli. Per questo siamo andati a rileggere le memorie di Antonio Ranieri “Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi” nella versione Testi e Documenti SE pubblicata a Milano nel 2005 con l’introduzione di Giulo Cattaneo ed uno scritto di Alberto Arbasino “Sette anni di guai”. Ma è l’introduzione del Cattaneo che ci è sembrata molto interessante. Per motivi di spazio cercherò di riassumere i punti più importanti. Il libro di Antonio Ranieri,”Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi” come detto è stato pubblicato nel 1880, praticamente cinquant’anni dopo la morte del poeta, quando Ranieri aveva 74 anni ed era considerato una persona rispettabile: Avvocato, deputato, possidente iscritto alla Reale Accademia Napoletana di Archeologia, Lettere e Belle Arti, socio corrispondente della Crusca e con il merito di essere stato esule e “perseguitato politico”. Ranieri infatti, cominciò ad esercitare la libera professione di avvocato nel 1839 senza laurea, non necessaria nel Regno delle Due Sicilie. Nato a Napoli l’8 settembre 1807 era il primo di dieci figli. Lasciò Napoli liberamente nel 1826, a vent’anni, per protestare contro “la tirannia borbonica”. Da Napoli andò a Roma, poi a Bologna e a Firenze dove nel 1827 incontrò Leopardi. Ma fu solo nel settembre del 1830 che il Ranieri incontrò di nuovo Leopardi e avviarono una breve convivenza di quattro anni. Nel 1839, morto già da qualche anno il Leopardi, Ranieri pubblicò il suo romanzo “Ginevra o l’orfana della Nunziata” che scatenò l’ira dei Gesuiti che fecero arrestate Ranieri per 45 giorni nella galera borbonica. Fu scarcerato solo in seguito all’interessamento del Re Ferdinando II. Nel 1841 pubblicò a Bruxelles “La storia d’Italia da Teodorico a Carlo Magno” in aperta polemica con Alessandro Manzoni e a favore “dell’italianita” dei Longobardi. Nel 1842 il Ranieri a Napoli pubblicò addirittura “Frate Rocco, piccoli frammenti morali” sulla scia delle certamente più famose "Operette Morali" leopardiane. Nel 1843 a Parigi curò la pubblicazione dei “Paralipomeni della Batracomiomachia” del Leopardi e nel 1845 a Firenze ripubblicò tutte le Opere del Leopardi in edizione “accresciuta, ordinata e corretta”. Rifiutò comunque l'incarico di Soprintendente dell’Albergo dei poveri offertogli da Garibaldi e anche la proposta di Cavour di diventare Consigliere di Stato. Fu eletto invece regolarmente deputato fino al 1882, anno in cui fu nominato Senatore ma “al Senato andò qualche rara volta e non parlò mai” (Ridella). Ranieri morì il 4 gennaio del 1888 a Portici lasciando erede del suo patrimonio Il Monte della Misericordia per la fondazione di un ospedale per fanciulli da intitolare a sua sorella Paolina. Ma i nipoti impugnarono il testamento dando vita ad un contenzioso decennale. ”Il suo libro “Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi” provocò molte polemiche. Nel libro infatti vi sono più lodi per Paolina e per l’autore che per Leopardi il quale invece avrebbe lasciato “Una non amabile memoria” ed “irreparabili disordini fisici e morali”… facendo della notte il giorno, con i più incredibili eccessi di dolci e gelati, e i suoi eccessi di amore corrosivo e di odio furibondo in rapporto alla lode ed al biasimo nei suoi confronti. Un Leopardi che “mai di lavarsi non ebbe diletto, che aveva le camicie e le altre biancherie tempestate tutte degli orribili parassiti ed era ghiotto di tarallini zuccherati...e rimandava sempre la partenza per Torre del Greco a causa del suo attaccamento ai gelati di Napoli. Il libro “I Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi” si conclude con Paolina e Antonio Ranieri che incontrano Leopardi negli “Spazi eterni”. Pertanto, nonostante un certo inutile soffermarsi sui difetti del grande poeta, il libro rimane fondamentale ed è da leggere con attenzione per scoprire l’umanità del Poeta e di chi lo circondava. E’ proprio la presenza del poeta muto e maltrattato che rende necessario leggere l’opera per capire quello che gli altri biografi non dicono per rispettare la dignità del grande poeta di Recanati.
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