A Teano la più antica rappresentazione musiva dell’Epifania conosciuta al mondo (del 350 d.C.) che i primi cristiani celebravano il 25 dicembre.
(di Paolo Mesolella) TEANO - A Teano, nel bellissimo Museo dei Sidicini, c'è la più antica rappresentazione musiva dell'Epifania.
“Il mosaico lo scoprì mio nonno nel 1906, quando era un bambino, ricorda Salvatore Mottola di Teano. Risulta danneggiato perché allora gli scavi si esguivano senza metodo”. Oggi il prezioso mosaico si trova all'interno del Museo archeologico di Teano. “Al centro della sala 6, scrive Francesco Sirano nel libro “Il Museo di Teanum Sidicinum”, Electa Napoli, 2007, è visibile un grande pavimento a mosaico, a motivi geometrici in tessere bianche e nere, trovato durante gli scavi di una domus nella città bassa. Tutto intorno ad esso vi sono numerose epigrafi. Il reperto più importante di tutti, forse addirittura il più importante di tutto il museo, è il mosaico proveniente dalla località S. Amasio. Il mosaico venne rinvenuto nel 1906 dal proprietario del fondo all’interno di un mausoleo, tuttora esistente seppur sepolto, appartenente alla Gens Geminia, potente famiglia con forti interessi in Africa. Il mosaico è la più antica rappresentazione musiva dell’Epifania conosciuta al mondo. Esso si articola in due scene separate al centro dal monogramma di Cristo: sul lato destro vi è la scena dell’Adorazione dei Magi, con Gesù Bambino raffigurato benedicente sulle ginocchia della Vergine; sul lato sinistro, lacunoso, sono rappresentati due padri della chiesa, probabilmente Pietro e Paolo. In alto corre l’iscrizione dedicatoria da parte di Geminio Felice per la defunta moglie Felicita. Il mosaico si data verso il 350 d.C.” . Il museo di Teano è allestito nel complesso monumentale del Loggione, edificato nel XIV secolo con funzione di tribunale, sala armi, sede dei nobili. Conserva reperti che appartengono ai Sidicini, popolo di stirpe osca, che svilupparono una propria autonomia sin dal VI secolo a.C. Nel museo sono conservati: oggetti votivi deposti nei santuari, come quello della dea Popluna - Giunone (statuette, vasellame, ceramica miniaturistica, ex voto raffiguranti animali e prodotti della terra, monete). Ma l’importanza culturale di Teano non è attestata solo dai reperti acheologici e risorgimentali ma anche dai primi passi della cristianità: come dimostra il prezioso mosaico pavimentale esposto al Museo. E' stato rinvenuto lungo la via Latina in località S. Amasio, nel mausoleo della Gens Geminia e oggi è la più antica rappresentazione musiva dell’Epifania conosciuta al Mondo.
Scrive Raffaele Calvino nel n. 9 de “Il Sidicino”, settembre 2014:” L'adorazione dei Magi, raccontata dall'evangelista Matteo, è stata più volte rappresentata nell'arte cristiana primitiva. Nelle catacombe e negli antichi cimiteri cristiani di Roma essa è frequente. La più antica scena dell'Epifania è nelle Catacombe di Priscilla, sulla fronte dell'arco divisorio della «cappella greca». La raffigurazione si ripete, poi, a San Callisto, a Domitilla, alla Catacomba dei Giordani, al Coemeterium maius, alla Catacomba dei ss. Marco e Marcelliano (o Damaso), ai santi Pietro e Marcellino, alla Catacomba anonima di Via Latina (Via Dino Compagni).
L'adorazione dei Magi appare anche su un buon numero di sarcofagi. L'interesse speciale che gli iconografi riservarono alla scena dell'Adorazione dei Magi sorprende, oggi, perché da secoli siamo abituati a celebrare la nascita di Gesù a Betlemme il 25 dicembre, mentre gli antichi festeggiavano l'avvenimento sia nel giorno dell'Epifania del Battesimo (6 gennaio) sia nel giorno della Teofania ai Magi (5 gennaio); gli artisti funerari seguirono quest' usanza molto antica. Con l'immagine dell'Adorazione dei Magi, gli iconografi intendevano ricordare il principale argomento in favore della salvezza di ogni fedele: l'Incarnazione del Figlio di Dio e la Redenzione che egli ha portato a tutti gli uomini. “Per quanto ne so, scrive Grabar, l'Adorazione è la più antica immagine, segno (del) fatto centrale (Incarnazione-Redenzione) nell'istituzione della salvezza collettiva ed individuale, e questo spiega la sua frequente presenza nell'arte funeraria fin dalle origini”.
A Teano, antica città dei Sidicini, l'Epifania fu riprodotta in mosaico su lastra marmorea, che formava il fondo di una tomba. Il mosaico cristiano venne alla luce “in un fondo di proprietà del contadino Nicola Mottola, a qualche chilometro da Teano, presso al luogo dell'antica città, in un campo che (aveva) dovunque tracce di antichi ruderi e di antichità sepolte». L'immagine musiva dell'Epifania e le iscrizioni là rinvenute furono oggetto di una diligente relazione del prof. Spinazzola, delegato dal Ministero a trattare l'acquisto del mosaico... La testimonianza musiva di Teano presenta due scene separate idealmente da un «Chrismon» entro una corona d'alloro; tale monogramma è legato all'iscrizione a caratteri corsivi, di cui restano, soprastanti al gruppo di sinistra, le lettere…TERE (= utere) SEMPER e a quello di destra: F(elix) – monogramma – FELICITA P.S. La scena di sinistra reca due figure virili sedute, a colloquio tra loro... le due persone a colloquio, con larga probabilità, sono quelle degli apostoli Pietro e Paolo.La scena di destra presenta l'adorazione dei magi in armonia con il racconto evangelico: reca le immagini di Gesù bambino, della Vergine Maria, sua madre, e dei Magi. La Madonna siede su un trono gemmato completo di suppedaneo rosso e oro. Ha una veste variopinta; il capo è velato ed il volto esprime dolcezza. Tiene in grembo il Bambino, nimbato e vestito di tunica d'oro, in atto di levare la mano verso i personaggi che si avvicinano a lui. Sono tre Magi, con i loro berretti frigi, le tuniche corte gemmate, i manti svolazzanti, le anassiridi alle gambe, in mano i vassoi contenenti oro, incenso e mirra. Tra i Magi ed il Bambino si scorge una palma dai verdi rami spioventi presente anche a sinistra, tra gli apostoli Pietro e Paolo... Chi volle il sepolcro che aveva come fondo la lastra marmorea con il mosaico? Per rispondere occorre prendere in esame le iscrizioni funerarie cristiane in memoria di Felicita e di Marciana, membri di una famiglia della gens Geminia.
Le due epigrafi, consegnate su piccole lapidi, furono poste rispettivamente a capo della lastra con il mosaico … Le due testimonianze epigrafiche fanno parte del materiale archeologico in deposito al Museo Nazionale di San Martino. Non mi è stato però possibile leggere direttamente l'iscrizione di Geminia Felicita, perché il pezzo da me richiesto al prof. Teodoro Fittipaldi, direttore del Museo, non è stato trovato né nel deposito né in altro posto.
Il prof. V. Spinazzola vide la nostra epigrafe «in situ», nel luogo del ritrovamento del mosaico, e ne curò subito la trascrizione. Ecco il testo dell'epigrafe di Geminia Felicita: Q. Geminio Felice, V(ir) C (larissimus) (?), volle, assieme al figlio, la tomba con il mosaico sulla lastra marmorea di fondo, per la sua dolcissima sposa Geminia Felicita, la quale visse sessant'anni e dieci giorni e, poi, lasciò serenamente questo mondo. L'anno non è indicato. L'epigrafe permette inoltre la migliore conoscenza dell'espressione augurale consegnata sul mosaico: utere sempre felix – monogramma – Felicita p. s. . Felice, vivente, augura alla defunta Felicita, sua sposa, di vivere eternamente felice (beata) in Cristo. L'epigrafe di Geminia Marciana, conservata nel deposito del Museo Nazionale di San Martino dal giorno 11 dicembre del 1906, è stata rintracciata nel mese di febbraio dell'anno 1981 dal prof. Teodoro Fittipaldi, direttore del Museo, e da me riconosciuta come epigrafe incisa su piccola lapide marmorea, posta a capo della tomba che giaceva accanto a quella di Geminia Felicita.
La piccola lastra marmorea misura m 0,30 di lunghezza X 0,21 di altezza e presenta inciso su sette righi il seguente tesrto: (…) Geminia Marciana, fanciulla di otto anni e undici giorni, morta l'anno 370, era figlia di Felicita della gens Geminia. La data consolare consegnata sull'epigrafe di Geminia Marciana permette di fissare al IV secolo anche la tomba di Geminia Felicita, anteriore a quella della figlioletta. I due sepolcri, quello della madre e della figlia, furono collocati in un'area destinata verosimilmente a cimitero cristiano antico dei secoli quarto e quinto. Pertanto il mosaico e i due testi epigrafici, che ho preso in esame, sono le prime testimonianze finora conosciute della presenza cristiana a Teano, perché il documento più antico e sicuro che si conosca attesta la diocesi di Teano per la fine del sec. V, registrando la partecipazione di Quintus episcopus Teanensis al concilio celebrato a Roma da papa Simmaco nell'anno 499”. (Raffaele Calvino “Il Sidicino” n. 9 settembre 2014)
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