Santa Maria Capua Vetere. “La memoria restituita". Una mostra di reperti sequestrati a Calvi Risorta (Antica Cales)
(Caserta24ore news) SANTA MARIA CAPUA VETERE La mostra potrà essere visitabile nel Museo archeologico nazionale dell'antica Capua fino al 15 gennaio 2025. Oltre 1500 monete e circa 500 reperti archeologici sequestrati. Questo il bilancio dell’operazione “Antica Cales”, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, in collaborazione con il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. In una delle sale espositive del Museo archeologico nazionale dell’antica Capua, dell’Anfiteatro e del Mitreo di Santa Maria Capua Vetere, si è tenuta l'inaugurazione de “La memoria restituita. Mostra di reperti sequestrati”, organizzata dalla Procura, in collaborazione con il TPC, curata per la parte scientifica dalla Direzione del Museo archeologico nazionale dell’antica Capua, dell’Anfiteatro e del Mitreo.
A porgere i saluti istituzionali il sindaco della Città di Santa Maria Capua Vetere, l’avvocato Antonio Mirra, il dottor Aldo Policastro, procuratore generale presso la Corte di Appello di Napoli, il dottor Pierpaolo Bruni, procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, il Soprintendente Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento, l’arch. Mariano Nuzzo e il tenente colonnello Diego Polio, comandante del comparto di specialità di Roma.
Sono seguiti gli interventi del maggiore Massimo Esposito, comandante Carabinieri Nucleo Patrimonio Culturale, del Procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Messina, il dott. Antonio D’Amato, del dott. Aldo Ingangi, assistente del membro nazionale di Eurojust, della procuratrice di Amsterdam dott.ssa Catherine Mcgivern della Procura di Amsterdam e del direttore del Museo archeologico nazionale dell’antica Capua. In mostra quarantatré reperti oltre ad un consistente numero di monete rinvenute in Svizzera in occasione di una perquisizione eseguita a seguito di rogatoria internazionale con la preziosa collaborazione della Procura Cantonale di Zurigo, databili tra il VI secolo a.C. e l’VIII secolo d.C.
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