(Caserta24ore) Da Letino a Padova passando per Piedimonte Matese. Dopo il libro su Letino del 2009 e quello su Piedimonte Matese del 2011, il nostro collaboratore, Giuseppe Pace, p
ubblica altri libri fino al 56esimo dedicato a Padova, sua città non adottiva, ma elettiva cioè l’ha scelta per viverci. Il libro di 177 pagine, pubblicato da Amazon è stato scritto sempre con incisivo punto di vista critico che non lascia spazio a nostalgie locali, né per incensare i politici di turno, pur credendo fermamente nella democrazia, costituita da più partiti, da perfezionare anche se cita spesso W. Churcill che affermava: “la democrazia è la peggiore forma di democrazia, ma non ne esistono di migliori”. Nella IV pagina di coperina o retrocopertina del nuovo saggio ambientale di una comunità cittadina, si legge, in sintesi, il contenuto. “Padova è la città elettiva dell’Autore. Essa ha un passato storico anche mitico e nonostante l’alto inquinamento da polveri sottili, vanta il primato di centenari del Veneto. Padovani gran dottori, Veneziani gran signori, si dice ancora nell’ex territorio della Serenissima. Padova è colta da tempo e non solo dei nobili europei, che frequentavano la sua Università che ha 802 anni di vitalità culturale, riconosciuta pure all’estero. L’Autore ci vive, per elezione, e ne apprezza più i pregi nonostante i difetti come gli anni di piombo di quando vi è giunto per insegnare. Padova, per il mito, fu fondata dal principe Antenore, fuggito da Troia dove comandava le truppe mercenarie. In epoca romana si trasformò in una delle più belle città dell'impero e nel XIV sec. fu magnificamente ridisegnata dalla Signoria dei Carraresi. Nel 1303 vide la presenza di Giotto nella Cappella degli Scrovegni e nel Salone del Palazzo della Ragione dove dipinse i segni dello zodiaco poi persi per rogo. Le sue opere aprirono la strada alla pittura e nel corso di un secolo molti cicli pittorici modellarono la città. Dal 1405 anche Padova fu della Serenissima, che ne accrebbe il prestigio internazionale per l'Università. Durante il Rinascimento la città divenne uno dei centri artistici e Donatello, dentro e fuori della Basilica di Sant'Antonio, Andrea Mantegna e importanti artisti fiorentini e veneziani, accolti da committenti lungimiranti. W. Shakespeare definì Padova culla delle arti e della scienza e non si sbagliava, mentre G. D’Annunzio gli dedicò un sonetto, poco noto ed amato dai padovani. Le città gemellate con Padova e le tangenti nella P.P. A.A. sono annotazioni di compendio come pure la biobibliografia” . Nel libro ampio spazio lo ha dedicato alla religiosità padovana con 68 chiese in primis la Basilica di Sant’Antonio, senza trascurare quelle del quartiere dove abita e dei quartieri confinanti. Anche la locale Università, viene delineata anche per gli 802 anni di vitalità culturale riconosciuti d’eccellenza anche fuori dei confini del Triveneto e nazionali. Ciò deriva anche dalla Serenissima che la potenziò dopo il 1405, anno di espansione nel territorio padovano della Signoria dei Carraresi che nel 1300 impressero alla città gran parte dell’attuale assetto urbanistico significativo del centro storico con il Palazzo della Ragione, la Cappella degli Scrovegni, ecc. I molti giardini, i canali ed avifauna di Padova vengono illustrati anche con personali fotografie. Dedica spazio pure alla scuola media superiore dove ha insegnato 20 anni nei corsi serali per lavoratori di cui ne ricorda alcuni oltre ai colleghi come il gentile Avv. F. Pietrogrande che gli raccontò una storiella di cronaca locale riportata nel libro perché molto è piaciuta anche fuori del Veneto. Tratta pure dello storico Caffè Pedrocchi, dove la figlia del nostro collaboratore festeggio nel 2010 le nozze con un giovane Avvocato tedesco conosciuto a Ginevra in sede Onu dove lavoravano entrambi ed ora hanno una bambina poliglotta che viene ritratta dal nonno mentre osserva il Salone del Palazzo della Ragione o di Giustizia costruito nel 1200. Nel libro c’è pure l’intervista ad un emigrato cinese (che dipinge in piazzetta Cavour, di fronte al Pedrocchi e che ora ha pubblicato i suoi dipinti in Padova Urbis Picta di Marina Enrichi), laureato in giornalismo in Cina e battezzatosi a Padova poiché prima era un ateo comunista, come gradiva il regime che ha preferito lasciare per la nostrana democrazia, dopo essere passato per Firenze dove ha frequentato l’Accademia alle Belle Arti. Nel libro del nostro collaboratore non manca la ricca bibliografia di Padova seguita dalla non poca biobibliografia entrambe precedute da note critiche sulla corruzione nella Pubblica Amministrazione locale e regionale, ampiamente documentata: grazie all’esistenza dei mass media non ancora del tutto asserviti al potere di un singolo partito, di qualunque ideologia, che nasconderebbe il vero più di oggi nei moderni feudi elettorali, disseminati in tutta la nostrana Italia, dove solo il cittadino riesce ad essere non suddito del potere del nuovo feudatario.
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