Intervista a Nada SKAFF, poetessa libanese

(Dante Iagrossi) Nada Skaff, docente di Francese, libanese ma presente in Italia ormai da ben 26 anni, ha recentemente pubblicato un nuovo libro di poesie, dal titolo significativo “Nero di lava”, nella cui copertina, dentro il nero del vulcano, si staglia la lava rossastra,
che ha la forma rovesciata di un cedro, albero-simbolo del suo Paese. Questo libro è stato presentato a Napoli, presso la libreria “Raffaello” e a Caiazzo, nell'atrio suggestivo di Palazzo Mazziotti, con grande successo di pubblico. 1. Quali sono i principali valori delle tue radici libanesi? Il primo è senza dubbio l’amore della vita e dell’istante. Non posso attribuirlo al fatto che i Libanesi abbiano vissuto lunghi anni di guerra, ma ad una coscienza acuta del hic et nunc, insita nel carattere stesso dei Libanesi. Sembrano tutti coscienti della precarietà del momento e amano vivere intensamente, realizzando progetti ambiziosi, tramite i quali riescono a realizzare anche sé stessi. Il secondo è la resilienza. Un Libanese si adatta al buio, al freddo e ad ogni difficoltà contro la quale si scontra. È un essere che sopravvive trovando un modo di rimbalzare di fronte ad ogni difficoltà. Importanti in Libano sono gli affetti, la famiglia e gli amici. L’amore della terra e della propria cultura sono anche valori saldi. 2. Ci sono aspetti della cultura e della mentalità napoletana che hai apprezzato, vivendo ormai da tanti anni in Campania? Molti sono gli aspetti che ho apprezzato. Il primo è la semplicità. Apprezzo molto la semplicità e la naturalezza nel modo di essere e di apparire. Amo personalmente le persone autentiche e penso che la semplicità sia il modo più diretto di esprimere la propria autenticità. Apprezzo anche la facoltà di non soffermarsi alle apparenze. Se si dice di solito che l’abito fa il monaco, i Campani non sembrano d’accordo con il detto. Per loro, infatti, l’abito non fa sempre il monaco. Ed è una cosa che rallegra, perché evita i giudizi superficiali. Un altro aspetto è l’attaccamento ai figli. Anche se si rischia di cadere nell’estremo che consiste a dare troppo voce in capitolo ai figli, autorizzando a volte comportamenti sbagliati, mi piace notare l’importanza che accorda il Napoletano alla famiglia. 3. Ci sono elementi comuni tra Campania e Libano, oltre ad essere entrambi sul Mediterraneo? La gentilezza, il sorriso. Ma quelli del mio paese sono ancora più spontanei. Lo sguardo rivolto verso il mare. In Libano ci si orienta sempre rispetto al mare. L’importanza della condivisione e della tradizione. L’importanza della gastronomia nella propria cultura. La partenza seguita da un rientro immanente. Il culto per le radici. Lo spirito di sacrificio per i figli. 4. Sei già ad un'altra raccolta di versi. Cosa ti ha spinto a scrivere poesie: fattori solo personali o anche sociali? I fattori sono sicuramente personali alla base. Forse anche innati. Man mano che la parola poetica diventa più potente, ci si riesce a collegarla sempre di più al vissuto, e diventa di conseguenza anche sociale, come molte delle mie ultime poesie. La poesia come scriveva Gabriel Celaya e cantava Pablo Ibanez, può essere un’arma carica di futuro e assume dunque un ruolo sociale importantissimo. Io la considero a prescindere di tutti gli aggettivi suoi una salvezza. La poesia è la mia salvezza. 5. Tra tutte le poesie composte sinora, ce n'è una in particolare che preferisci e a cui sei più legata? Ne puoi citare qualche verso-chiave? Sono legata a tutte le poesie dove s’incontrano due qualità essenziali: un verbo forte e sicuro ma allo stesso tempo tanta dolcezza. Forse questo è dovuto al fatto che considero che la dolcezza sia una forza, perché è in un certo senso padronanza delle proprie emozioni, maturità, saggezza. Una qualità che vorrei tanto avere. So però di essere dolce sotto una maschera che può anche intimidire. L’ideale sarebbe di togliere la maschera senza paura. Mi piacciono molte poesie, con temi molto diversi, come “Mamma” (“Ti vedo eternità madre, perché sei una sola,/ eternamente unica,/ nella mente presente,/bacio tatuato sulle palpebre di ogni essere,/ nella culla, nel feretro.”) O anche “Mancanza” (Passa tutto,/ ma rimane l’oro del dolore/ come un’aureola regale;/ si è pure monarchi di regni introvabili.) Forse non c’è una poesia che preferisco a tutte. Ma ci sono certamente alcune che amo più di altre. La cosa che noto è che riesco a creare con le parole immagini che producono un determinato effetto, esattamente come quando creo gioielli. Sono sempre alla ricerca dell’originalità, del diverso, del particolare. Allora si può davvero dire: scrivo poesie come se realizzassi un gioiello e viceversa. 6. Come vedi in generale la situazione della donna in Italia e in Libano? Manca ancora qualcosa per una completa parità con l'uomo? Si, manca tanto. Sempre per lo stesso motivo: l’uomo insicuro ha sempre più paura delle donne e della loro inarrestabile emancipazione. Nel Meridione, ho sentito commenti o riflessioni che non avevo sentito neanche in una società orientale più conservatrice come la mia. Del tipo: è sempre colpa della donna, quando si tratta di adulterio o quando l’uomo è stato respinto. O: si giudica sempre la donna, mentre l’uomo è il solito “Fariniello”. C’è un forte retaggio maschilista in Italia del sud o in tutta l’Italia, e ciò spiega il numero dei femminicidi, dove la donna è ancora considerata da alcuni trogloditi come un oggetto, una proprietà. Do’ anche la colpa alle donne stesse. Noi educhiamo uomini e donnine e non dobbiamo transigere sul rispetto che dobbiamo a noi stesse. Questo viene percepito ed assorbito dai figli. Dobbiamo rifiutare uno sguardo dispregiativo e negativo verso di noi, sennò lo stesso schema si riprodurrà nel futuro. La parola chiave è educazione. In Libano, tutto dipende dalla cultura di provenienza e dall’educazione. Io provengo da una famiglia cristiana abbastanza aperta. Non ho avuto fratelli. Mia sorella ed io abbiamo sempre goduto di tutte le prerogative che si accordano a chi deve crescere e contare sulle proprie forze. Esistono in alcune aree del Libano situazioni meno felici. Ma il grado di emancipazione delle donne è sempre direttamente proporzionale al livello di istruzione e all’apertura mentale della famiglia di appartenenza. Un altro punto importante da sottolineare è che non bisogna confondere emancipazione con libertà e progresso. Una donna che si veste in un modo trasgressivo e osato non è necessariamente una donna libera. Molte donne del mio paese sono prigioniere dell’immagine. Sembrano bambole truccate e seducenti. Ma se si sposassero con un uomo straniero, non avrebbero il diritto di trasmettere la loro nazionalità ai propri figli. Preferirei donne con il velo che avrebbero più diritti istituzionali a donne mezze nude prigioniere di leggi arcaiche. Un altro inghippo è la rappresentanza troppo scarsa delle donne nella vita parlamentare del paese. Nonostante ciò, il progresso che è stato realizzato fino ad ora è palese. 7. In certi Paesi arabi la condizione femminile è ancora arretrata e sottoposta a certe gravi imposizioni. Credi che un domani possa davvero migliorare? Il mondo sta vivendo una transizione imminente. E come tutte le fasi dove si devono rompere vecchi schemi per stabilirne altri, nulla si fa senza un clima generale di opposizione e di violenza. Non c’è ritorno indietro perché ci sarebbe incompatibilità con una tendenza mondiale, direi globale al cambiamento. Alcuni paesi e alcune società sembrano anacronismi nel paesaggio attuale mondiale. Andremo sempre di più nella direzione di un progresso tecnologico e un’emancipazione urgente delle funzioni della donna e alla limitazione delle usanze e delle pratiche religiose alla sfera intima. Questa liberazione non riguarda solo la donna. La stessa battaglia si sta svolgendo per accettare chi ha una religione diversa, un orientamento sessuale diverso, un colore di pelle diverso. Man mano che andiamo avanti, i diritti di tutti dovranno essere accettati. Ci metteremo il tempo che ci vorrà. Altri secoli forse. O periremo. Non c’è futuro senza rispetto della propria umanità. 8. Come vedi il futuro di tua figlia in una società problematica e imprevedibile come quella attuale? Un futuro tormentato, difficile da costruire. Solo l’originalità e la diversità possono aiutare perché la massa farà annegare l’identità sempre di più. Bisogna lottare e mantenere la testa fuori dal torrente. Sono tempi bui ma ho fiducia. Dopo ogni salita c’è una discesa. Si raccoglie sempre ciò che si semina.

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