Libriamoci. Il racconto della settimana: "O' Paese!"

Come ogni sabato pubblichiamo sulla rubrica libriamoci un racconto. In questa storia brevissima dal titolo "O'Paese" il paese sembra una persona. Sembra dipinto con il volto umano di un moribondo in agonia, ferito a morte dalle mafie, dalla corruzione e dal malaffare. È la storia dei tanti paesi del Sud che fanno l’Italia!

Da giovane quando mia madre a telefono mi rassicurava che le cose andassero bene in famiglia, sempre alla fine le chiedevo: “E al paese che si dice?” Era un paese di emigrati e io ero uno di loro: emigrazione mordi e fuggi, oggi in posto domani in un altro, giusto per sopravvivere. Non eravamo obbligati a rimettere i soldi guadagnati al paese. Al paese si viveva ancora bene, grazie alle pensioni dei nonni e agli orti delle terre. Qualche volta toglievo il si che sta tra il che e il dice e la mia domanda diventava: “E o Paese che dice?”, come fosse una persona, un essere umano con proprie opinioni. Passarono gli anni, amici e parenti morivano, altri nascevano e o paese stava sempre là. ‘Lui’ era già morto in passato, ma era risorto; oggi stava morendo di nuovo, anche se mia madre si ostinava a rassicurare che ’o paese tutt’apposto! Aveva ragione. Il Paese era apposto, ma non lo erano gli abitanti che stavano morendo. Le persone si ammalavano sempre di più, il tumore era di casa in tutte le famiglie. I pozzi erano inquinati, c’erano sostanze tossiche e prima di capirlo, per anni si è continuato a utilizzarne l’acqua per innaffiare gli orti o per pulire l’insalata e bollire la pasta. Anche il Comune usava questi pozzi inquinati per l’acquedotto pubblico. Anche l’aria era inquinata: la sera la brezza di mare spingeva sotto le montagne, dove si trova il paese, un puzzo di plastica bruciata. Di notte se salivi la montagna e guardavi il mare si potevano scorgere, come fossero lucciole, i fuochi appiccati nelle campagne Siamo nella “Terra dei Fuochi”, il paese si chiama Calvi Risorta e nell’estate del 2015 vi è stata ritrovata la discarica di rifiuti tossici più grande d’Europa. Dissero e scrissero che era stata la Mafia, la Camorra: i mafiosi erano come quei ratti che nelle periferie di campagna infestano le baracche del paese. Qui, assieme agli attrezzi arrugginiti per l’orto, qualcuno tiene pure qualche gallina. Qualche ratto si spingeva anche a rompere le uova. Le esche, le trappole che mettevano i proprietari degli orti, erano come la Giustizia e le Forze dell’Ordine per le famiglie mafiose. Quando debellavi una famiglia di ratti, per qualche giorno non se ne vedevano in giro, ma poi tornavano più di prima. Questo perché altri ratti prendevano il loro posto, trovando terreno fertile. E la Mafia trova terreno fertile nella povertà e nella corruzione. Al Paese pian piano le case furono abbandonate all’incuria, non le comprò più nessuno, chi poté andò via, i giovani che emigravano aumentarono. I ratti dopo aver infestato le baracche, infestarono pure le case. I giovani si ammalavano e morivano insieme ai vecchi. La morte portò via anche le pensioni delle quali figli e nipoti traevano sostentamento. Così anno dopo anno, pian piano, ‘o Paese si tacitò e non disse più nulla. Morì! Risorgerà di nuovo?

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