Lingua italiana. L’appello di un lettore ai giornalisti italiani: “salviami la nostra la lingua”

Riceviamo e accogliamo l’appello di un lettore che ci prega di evitare l’utilizzo di termini inglesi nell’attività di stesura degli articoli e nell’elaborazione dei titoli. Riassumiamo la lettera che il lettore ha inviato a noi come e a testate giornalistiche italiane Il lettore “Salve, leggo diversi giornali e sono molto dispiaciuto di vedere un uso del tutto inutile di fonemi anglosassoni negli articoli e nel parlato dei telegiornali e radiogiornali... Io parlo inglese fluentemente ma lo uso quando mi serve. Se parlo o scrivo a locutori italiani uso la mia lingua. Che senso hanno parole come lockdown (confinamento, serrata, isolamento, blocco), week end (fine settimana), know how (conoscenza, esperienza), fake news (false notizie, notizie inattendibili) se abbiamo la perfetta traduzione in italiano? Non se ne può più di sentire e leggere “coach”, “mister” al posto di allenatore oppure “higlights” al posto di momenti salienti ecc... Almeno voi giornalisti scrivete in italiano buon Dio! Mille grazie e buon lavoro.

(direttore) Gentile lettore accolgo la sua missiva, non le nascondo che ho sempre a portata di mano il traduttore inglese italiano e che qualche volta sono dovuto ricorrere allo spagnolo per comprendere il significato di una parola inglese difficilmente traducibile in italiano. Ma come Lei giustamente fa notare perché usare un termine inglese se abbiamo la perfetta traduzione in italiano? Proprio nel momento in cui scrivo, aprendo il sito dell’Accademia della Crusca, leggo le ultime parole nuove inserite nel nostro vocabolario: catcalling, boomer contact tracer contact tracing cringe vegafobia, vegefobia freezare termosca. A mio avviso l’inglese è la lingua economicamente dominante e tende a prendere il sopravvento sulle altre. Oltre a noi giornalisti l’appello andrebbe allargato al mondo della scuola, ai professori, agli insegnanti e ovviamente all’Accademia della Crusca.

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