SPARANISE “La Fabbrica delle Donne”. Pubblicato il nuovo libro di Bruno Ranucci.

(di Paolo MESOLELLA) SPARANISE La storia del Tabacchificio dove lavoravano fino a mille persone, perlopiù donne. E’ stato pubblicato un altro interessante libro di Bruno Ranucci. Dopo “La grande illusione” la storia della manifattura ceramica Pozzi
(la fabbrica diventata la più grande discarica d’Europa con i suoi 2 milioni di mc di sostanze tossiche), è arrivata in libreria “La fabbrica delle donne”, la storia del Tabacchificio di Sparanise e dell’emancipazione femminile e delle sue eroiche tabacchine” . Una storia di fabbrica, di lavoro e di donne. Ma anche una questione ambientale. Perché Bruno Ranucci, non ha mai dimenticato il suo passato di sindacalista (è stato Segretario generale della CISL di Vercelli), e le sue lotte per le rivendicazioni sociali. Quattro anni fa ci ha appassionato con la breve vita della Pozzi, uno stabilimento industriale grandissimo finito in pochi anni tra lotte sindacali e scelte politiche per diventare una grande discarica. Ora ci fa conoscere il Tabacchificio, costruito dall’onorevole Carmine De Martino nel 1956, che ha dato lavoro a migliaia di persone, soprattutto donne e che ora, nonostante le promesse, è rimasto sepolto sotto uno strato di amianto e altri materiali tossici.
Un libro che avvicina il lettore alla storia del tabacco in Europa, in Italia e a Sparanise. Ricorda i protagonisti di una storia fatta di intrecci tra politica ed affari sporchi, come lo scandalo del tabacco messicano. A dimostrazione di quanto fosse importante negli anni 60 il tabacco nel nostro Paese e nel mondo intero. Nel libro il tabacco viene spiegato dalla coltivazione alla trasformazione e viene analizzato nei vari tipi fino all’ottima qualità del tabacco Burley. Poi viene ricordata la situazione occupazionale nell’Agrocaleno negli anni 50- 60, la nascita della Fabbrica e la vita in fabbrica delle Tabacchine.” Il tabacchificio di Sparanise, infatti, offriva lavoro a più di 400 unità stabili, arrivando ad impiegare nei periodi stagionali più di 1000 tabacchine. La riscoperta di questa “Fabbrica delle donne”, spiega l’autore, (così possiamo chiamarla per la preponderante presenza femminile) è il giusto riconoscimento a tutte quelle donne, giovani e meno giovani, che nell’arco di quasi un cinquantennio, si alternarono in quell’opificio con spirito di sacrificio”, ma anche la testimonianza di una transizione dal mondo agricolo al mondo della fabbrica e il mutamento della loro condizione di donne, finalmente affrancate da un’atavica subordinazione familiare”. E’ proprio la testimonianza di queste “tabacchine” a far rivivere sprazzi di vita quotidiana ed episodi ricchi di umanità. Il libro, infatti, è interessante anche per le numerose testimonianze delle Tabacchine che ricordano l’orgoglio di lottare, le morti sospette, il pizzo, la chiusura inaspettata e l’epilogo amaro, l’allarme ambientale, le perizie controverse e l’interrogazione parlamentare sui veleni del tabacchificio che rimane ancora oggi un ecomostro da bonificare.
E questo nonostante “lo stanziamento di diversi milioni di euro da parte della Regione Campania nel 2015 per la bonifica di circa 70 mila metri quadri di superficie. Poi ci sono le rivendicazioni sociali delle Tabacchine: la tutela della maternità, la scuola, le lezioni di inglese. Al capitolo 4 del libro, ci sono ricordi e spunti davvero interessanti: il ricordo delle sindacaliste Michelina Vinciguerra, Cristina Conchiglia e Adele Bei, la storia delle tabacchine arse vive a Calimera nel 1961, il racconto che fa un sociologo olandese del Tabacchificio di Sparanise. Un libro interessante anche perché ricorda le lotte del primo movimento sindacale delle Tabacchine a Sparanise che è poi anche il primo nel suo genere in provincia di Caserta. Al termine del libro l’autore ci presenta la sua ipotesi di riuso della struttura con la nascita di una cittadella comunale ed un “Progetto Scuola” per il recupero delle aree dismesse. Un progetto per far conoscere ai nostri studenti argomenti di grande interesse come il duro lavoro delle donne, il difficile rapporto tra campagna e fabbrica ed il lento cammino dell’emancipazione femminile. Bruno Ranucci, l’autore, è nato a Sparanise, ma è stato Segretario Generale della CISL di Vercelli, la sede che nel 1950 vide la nascita del sindacato “nuovo” fondato da Giulio Pastore. Ha scritto “Sparanise una piccola patia antica” (1988), Annibale Ranucci, un patriota europeo” (1989), La Grande illusione la manifattura Pozzi di Sparanise (2019). Nel 1979 ha fondato a Vercelli la Compagnia “Teatro Oggi”, e il gruppo Teatrale di detenuti/attori “LiberAzione” nel carcere di Biliemme. E’ Presidente dell’Associazione culturale “Rinascita Vercellese”.

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