I Monti Maggiori del casertano o meglio i Monti Trebulani sono un massiccio montuoso
isolato situato nel cuore della provincia di Caserta. A sud-ovest c’è la piana campana, a
nord-est la valle del fiume Volturno che aggira il massiccio per andare a ‘sfociare’ nella
piana nei pressi di Capua. A nord-ovest il vulcano spento di Roccamonfina. Ci troviamo
sopra le sorgenti dell’acqua Ferrarelle. La vetta più alta è quella del Monte Maggiore con il
suo pizzo San Salvatore (1037 metri) dal nome del piccolo monastero benedettino sottostante
(oggi disabitato).
La scalata al pizzo dal versante sud ovest, nei pressi del monastero, è breve ma non è facile
per l’escursionista. Bisogna percorrere tratti scoperti a prova di alpinisti. La via più diretta
per salire su è quella del sentiero che fanno i pellegrini dal borgo disabitato di Croce Croce
per raggiungere il monastero. Ma per assaporare a pieno le bellezze del posto conviene salire
da altri due sentieri.
Il primo inizia nei pressi sulla strada provinciale che collega i comuni di Rocchetta e Croce e
Formicola in località Santella, da dove si può raggiungere l’anello del massiccio da dove si
diramano diversi altri sentieri (vedi cartina).
Il secondo inizia dalla strada provinciale Pietramelara – Rocchetta e Croce (versante nord) .
Chi proviene in auto da nord può uscire all’uscita autostradale di Vairano-Caianello e
proseguire per Pietramelara, Rocchetta e Croce. Chi proviene da sud può uscire a Capua e
proseguire per Calvi Risorta, Rocchetta e Croce. Una volta raggiunta con l’auto le strade
provinciali, si può scegliere da quale sentiero salire sull’anello del massiccio a circa 800
metri di quota.
Nei dettagli la prima salita.
Dal versante sud si sale attraverso il sentiero che parte da località Santella sulla strada
Rocchetta-borgo disabitato di Croce. C’è una vecchia segnaletica escursionistica bianco-
rossa del CAI (club alpino italiano) rimarcata in giallo da cacciatori ed escursionisti del
posto (una freccia a V). Dopo 1 km si lascia il sentiero principale e si gira a sinistra
proseguendo verso la fontana murena. Il tutto è ben segnalato. La murena è un
abbeveratoio naturale in roccia per gli animali (volpi, falchi, cinghiali). Da questo momento
la segnaletica comunale cessa, si prosegue con quella del CAI e degli escursionisti locali. Si
prosegue per un altro km costeggiando il versante che affaccia sul mar Tirreno, visibile solo
a tratti quando la vegetazione lo consente. Una volta scollinati sull’altro versante quello che
vede il Matese si risale dolcemente fino al centro del massiccio a 800 metri di quota. Solo in
cima il sentiero non è pulito per la presenza di alberi caduti lungo il percorso. C’è sempre la
segnaletica in giallo e quella del Cai, anche se da tempo non è rimarcata. Il punto di
riferimento da dove riparte il sentiero è un grosso fosso, grande quanto una stanza di una
casa, scavato durante la II Guerra Mondiale dai tedeschi per nascondere la loro contraerea.
Siamo nel centro del massiccio. Da qui si può anche scendere attraverso un altro sentiero
sulla strada statale Pietramelara – Rocchetta e Croce. Si prosegue per il nostro percorso, la
vegetazione è fitta, raggiungiamo località Nocce, una radura, infestata da felci d’estate. Qui
si trova una croce in ferro dei padri passionisti. Da Nocce dipartono i sentieri per ritornare
alla Santella e per salire sugli eremi a circa 900 metri del monastero di San Salvatore e
quello di FrateJanni. Si tratta di una cappella dove centinaia di anni fa un frate di nome
Gianni celebrava la messa per i carbonai. Sempre nei pressi di Nocce diparte un sentiero che
scende nella valle sottostante versante nord che affaccia su Pietramelara e dopo 3 km risale
verso la vetta di Pizzo San Salvatore. La scalata da questo versante è più agevole rispetto a
quello Tirrenico, ma è molto lunga.
Storicamente su questa vetta furono spinte e confinate le ultime sacche di resistenza del
brigantaggio post-unitario della zona e date alle fiamme. Infatti l’età del bosco è di circa 150
anni. Sotto il pizzo si trova una grotta dove è possibile ripararsi dalla pioggia, abitata anche
in tempi abbastanza recenti da capre selvatiche sfuggite ai lori pastori.
Torniamo al fosso della contraerea tedesca. Come scritto da questo fosso c’è anche un
sentiero che raggiunge agevolmente la strada provinciale Pietramelara-Rocchetta, da dove
si può attraccare l’anello.
Commenti
Posta un commento