L'Opinione. La ridefinizione dei percorsi di vita individuali e collettivi, il cambiamento dello stile di vita, la limitazione dei consumi eliminando il superfluo
(Luca Parisi). Di che cosa si muore nel terzo millennio? Nei paesi industrializzati si muore di
complicazioni alle vie respiratorie, di infarto, di cancro e delle conseguenze delle guerre si muore nei
paesi poco industrializzati. Aumentano le persone con problemi di grasso e zuccheri nel sangue -
colesterolo e diabete – aumentano i casi di tumore, aumentano i casi di faringite e bronchite cronica.
L'OMS - Organizzazione Mondiale della Sanita' - ha fornito dati nei quali si deduce che le morti nei paesi
occidentali hanno cause dovute all'inquinamento dell’aria e a quello alimentare e ad uno stile di vita
sedentario. Si muore sempre più per inquinamento, che è ormai la prima causa di morte sul pianeta. Lo è
in Francia e in Italia. A Crema, che si becca tutto lo smog di Milano a causa dei venti dominanti, gli
abitanti vivono sei anni meno della media nazionale a causa di complicazioni alle vie respiratorie nelle
persone anziane che ne determinano la morte.
Nel Sud del mondo, in buona parte si muore di inquinamento da miseria, molte persone vengono uccise
da infezioni contratte bevendo acqua sporca, ma gli altri sono uccisi dallo smog e dai veleni che inondano
le metropoli. Il crescente rilascio nell’ambiente di materiale tossico sotto forma di polveri sottili e benzene
presente nell'aria e della diossina rilasciata dalla plastica, ha inquinato il ciclo alimentare. Anche l’utilizzo
di medicinali e antibiotici negli allevamenti per la produzione di carni, contribuisce ad inquinare il ciclo
alimentare; il crescente utilizzo di veleni e pesticidi nella produzione di prodotti agricoli. Le grandi
multinazionali alimentari e del petrolio pubblicizzano un modello di vita spesso a scapito di un
progressivo peggioramento della qualità della vita. Poco importa se il numero dei bambini asmatici in
Italia e' raddoppiato negli ultimi 10 anni: un bambino che vive o va a scuola in citta' ha, negli ultimi
cinque anni, raddoppiato le probabilità di contrarre malattie polmonari; così come una persona che ha
superato i 60 anni. Lo smog uccide più del tabacco: trenta mila casi all'anno di asma e 35 mila di
bronchite acuta sono - secondo l'OMS - inequivocabilmente provocati dallo smog cittadino. In Italia le
centraline per l'analisi dell'inquinamento prendono l'aria a due metri e mezzo di altezza mentre i bambini
respirano a 80 centimetri dal suolo.
Ma per fortuna non tutto si muove a questo ritmo catastrofico. C'è il biodiesel, oltre all'elettrico che
comunque comporta un inquinamento per lo smaltimento delle batterie e, ricordiamo, l'elettricità è
prodotto in larga parte da centrali il biodiesel ricavato dai semi di girasole non inquina , ma chi lo usa non
riesce ad avere rifornimenti. Le multinazionali petrolifere di fatto boicottano il carburante vegetale. La
prima causa di morte nel mondo risulta quindi essere il petrolio che provoca guerra, inquinamento e buona
parte degli squilibri economici del pianeta. La logica del massimo profitto associata al minor costo
applicata alla produzione alimentare privilegia la quantità a scapito della qualità e ciò determina un
progressivo peggioramento delle qualità della produzione alimentare, anche a scapito della salute
pubblica.
Una risposta possibile oggi a tutto ciò e' una riorganizzazione dei percorsi di vita individuali e poi
collettivi. Occorre una scelta diretta, senza aspettare che gli altri scelgano per noi; dovremmo cambiare il
nostro stile di vita e le nostre abitudini. Usare il meno possibile l’automobile fa bene alla salute, alla tasca
e all’ambiente. Capita, a chi ha problemi di colesterolo e diabete, che il medico prescriva 40 minuti di
passeggiata veloce al giorno per smaltire i grassi e gli zuccheri in eccesso presenti nell’organismo. Certo
c’è sempre la pillola, ma perché dipendere da un farmaco e subire gli effetti collaterali? Quaranta minuti
di passeggiata veloce significa percorrere in media cinque Km. Organizzare la giornata in modo che i 40
minuti non siano un impegno successivo agli impegni della giornata è possibile. Chi utilizza l’automobile
per andare a lavorare può lasciarla a 2 Km dal posto di lavoro, se lavora in città risparmierà anche sul
costo del parcheggio e guadagnerà del tempo sul traffico. Se piove un impermeabile e un ombrello
risolvono il problema, la mascherina che abbiamo imparato a usare per il Covid preserva dalla
respirazione di sostanze cancerogene e risolve i cattivi odori dello smog che in ogni caso respiriamo anche
in automobile senza accorgersene. Chi intende l’automobile come status symbol e il camminare a piedi
come una condizione sociale normalmente relegata ai senza reddito, agli stranieri e agli immigrati, deve
affrontare la problematica anche dal punto di vista psicologico tenendo però conto degli effetti benefici
sulla salute del camminare a piedi.
Colesterolo e diabete sono malattie ereditarie, a causarle è una la predisposizione genetica e
un’alimentazione ricca di grassi e zuccheri; la malattia è poi trasmessa per via ereditaria ai figli. Una
madre che ha contratto la malattia per via alimentare, ha il 90% delle possibilità di trasmetterla ai propri
figli per via ereditaria. Ecco perché negli ultimi anni aumentano sempre più le patologie legate a queste
malattie. Il colesterolo, se non curato, può portare all’infarto e all’ictus, i diabetici sanno come è difficile
convivere con questa malattia e dopo i sessanta anni possono subentrare complicazioni che portano alla
morte. Tali malattie vanno curate non soltanto con le medicine: spostarsi a piedi è una valida cura e
peraltro contribuisce ad inquinare meno. Chi riesce a raggiungere il posto di lavoro con i mezzi pubblici, o
riesce a spostarsi utilizzandoli in combinazione con la passeggiata veloce contribuisce ad inquinare ancora
meno. Chi riesce ad utilizzare la bicicletta, ci riesce ancora di più. A Napoli che, per la morfologia del
territorio, sono presenti numerose salite conviene usare di più i mezzi pubblici e camminare a piedi; a
Milano conviene usare la bicicletta. Insomma potremmo limitare all’essenziale l’utilizzo dell’autovettura,
prendendone in riferimento l’utilizzo soltanto come ultima spiaggia senza lasciarci scoraggiare dalle
prime difficoltà: es. piove, fa troppo caldo per camminare a piedi, devo portare dei pacchi pesanti... basta
sapersi organizzare. Se piove usiamo l’ombrello e l’impermeabile, se fa freddo ci copriremo, se fa caldo
usiamo la bicicletta – si suda di più nelle lamiere dell’auto e, ricordiamo, l’aria condizionata
dell’automobile non è salutare – per i pacchi possiamo munirci di un porta pacchi a rotelle o usare la
bicicletta portandola a piedi per trasportare borse.
Per l’inquinamento da elettrosmog, potremmo usare il cellulare soltanto per comunicazioni veloci,
disattivando la connessione di rete h24 riservandoci la chiacchierata di persona. Ma abbiamo la pazienza
per fare tutto ciò? Abbiamo tempo per tutto questo? La pazienza è una dote che si acquisisce un po’ alla
volta, il concetto del tempo merita un approfondimento specifico, per adesso cerchiamo di rispondere a
queste domande: quante volte ci annoiamo e non sappiamo come trascorrere il tempo libero? Il tempo
lavorato è per noi una fatica? Che valore diamo al nostro tempo? E’ sempre vero il proverbio che dice “...
il tempo e denaro!...” Se il tempo è denaro potremmo consumare meno soldi eliminando il superfluo dalle
nostre abitudini e risparmiare così tempo da investire per la famiglia, per la salute e per tutti gli
accorgimenti che, un cambio dello stile di vita rivolto al naturale e all’eliminazione del superfluo,
comporta.
Un'informazione, come questa che state leggendo, se arrivasse alla maggioranza della gente e fosse da
questa capita potrebbe avere un effetto shock sulle coscienze e disincentiverebbe i consumi. Ciò è però
ritenuto dannoso per l’economia. Ma cos’altro si può fare per contribuire a non inquinare e essere
inquinati??? Consumare meno e riciclare!!! Riciclare tutto e in maniera diretta; indipendentemente se il
nostro comune adotti o meno una politica di differenziazione dei rifiuti, la raccolta differenziata.
Ricicliamo tutte le batterie che usiamo a partire dalle pile dell’orologio da parete, anche se vanno
cambiate una volta all’anno: una pila ricaricabile costa poco più di una pila a lunga durata e può essere
ricaricata moltissime volte. Riciclare direttamente significa anche non consumare: non consumare
imballaggi usa e getta a vantaggio degli imballaggi riciclabili come quelli di vetro, di legno e di latta.
Prendiamo l’abitudine a chiedere il vuoto a rendere; fa bene anche alla salute. La plastica inquina e
sprigiona diossina. La sostanza plastica con la quale sono prodotte le bottiglie, il PET, ad una certa
temperatura rilascia la diossina; in estate c’è il rischio che l’acqua venga contaminata a causa
dell’esposizione delle bottiglie alle alte temperature della stagione. Il vetro invece non sprigiona diossina
e non inquina; quando si rompe può essere raccolto e riciclato. La plastica invece va a finire nelle centrali
termoelettriche dalla cui combustione si ricava energia elettrica ma al costo di tonnellate e tonnellate di
diossina dispersa nell’aria che respiriamo. La politica di incenerimento andrebbe presa in riferimento
come ultima risorsa. Si potrebbero reintrodurre colture di elementi naturali alternativi alla plastica come la
canapa messa a bando negli anni ’50 proprio quando fu “scoperta” la plastica.
La drastica riduzione della produzione dei rifiuti e' una soluzione che si puo' adottare per non inquinare.
Gran parte dei materiali scartati è costituita da oggetti che nascono già dalle fabbriche come rifiuti: gli
imballaggi usa e getta di plastica e in poliaccoppiati durano poche ore o pochi giorni. Cosa fare???
Cominciare a consumare prodotti contenuti in imballaggi in vetro, in latta, o in cartone; la pasta ad
esempio viene venduta da alcune case anche in contenitori di cartone. Preferiamoli alla plastica,
richiediamoli al responsabile del supermercato, troviamo quali esercizi li vendono.
Voler applicare alle nostre vite tutto ciò, comporta inevitabilmente un cambiamento delle nostre abitudini.
Tendenzialmente la gente è poco incline al cambiamento. Cambiare è una rottura e arrivati al punto di
rottura si generano poi conflitti. Siamo disposti a tutto ciò? Siamo in grado di gestire la nuova situazione
che andrebbe a determinarsi? Un ex-fumatore capirebbe al volo; i primi tempi sono sempre i più duri, ma
poi quando il vizio è tolto, l’ex-fumatore tra sé e sé ogni tanto ripete “come ero stupido quando pensavo
che togliere il vizio di fumare fosse cosa molto difficile...” cambiare modello di vita ridefinendo i
percorsi di vita rivolgendoli al naturale, all'ecologico e all'eliminazione del superfluo è la stessa cosa.
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