CALVI RISORTA 33 anni fa nasceva il santuario della "Piccola Lourdes" grazie ad un umile passionista.
(di Paolo Mesolella) CALVI RISORTA. PADRE BARTOLOMEO AVAGLIANO costruì il santuario per proteggere una statuetta della Madonna di Lourdes. - Sembra il paesaggio di qualche luogo ameno di un paese nordico, invece è la foto del santuario della Madonna della “Piccola Lourdes” di Visciano, una piccola frazione del comune di Calvi Risorta, in provincia di Caserta. Lungo i viali che portano sulla collina, sono state costruite cinque cappelle, i Misteri del Rosario, la Via Crucis e l’Orto degli ulivi, mentre sulla cima della collina, c'è il Calvario, con Gesù agonizzante e tre grandi Croci che si illuminano di notte e la luce si vede fino in paese. Un santuario poco conosciuto ma maestoso e straordinario perché è nato grazie alla costanza e ai sacrifici di un umile frate Passionista: padre Bartolomeo Avagliano. Il quale, grazie all’aiuto del carpentiere Mario Chece, e alle offerte dei parrocchiani della piccola frazione di Visciano ha innalzato un grande santuario. In pochi anni, un piccolo capitello, con sopra una statuetta in vetroresina della Madonna di Lourdes è diventato un grande santuario che nell’aspetto ricorda quelli del Tirolo, immerso completamente nella folta vegetazione di lecci e di ulivi.
15 novembre 2014 .- Il santuario della Madonna della “Piccola Lourdes” di Visciano di Calvi Risorta festeggia quest'anno 33 anni di vita. Da quella primavera del 1991 ad oggi, il piccolo santuario è cresciuto, è diventato grande ed è meta di pellegrinaggi. Oltre alle tre cappelle originarie dedicate alla Madonna di Lourdes, sono nate nel tempo, la cappella di Padre Pio, la cappella di San Paolo della Croce, la cappella del Getsemani, il Calvario ed il Tempio della Croce con grandi statue in legno, le stazioni della Via Crucis, l'organo ed artistici cancelli in ferro. Poi ci sono le grandi Croci illuminate a neon e la Terrazza degli angeli, da dove la vista arriva fino al mare. E tutto questo grazie all'estro del carpentiere Mario Chece e ai volontari Antonio Perrillo, Nicola Cipro, Vitaliano Canzano, Nicola Ventriglia, Angelo Ricciardi e Giuseppe Manzo, Italo Allocca.
Padre Bartolomeo Quando Padre Bartolomeo era ancora in vita, nel febbraio del 1998, ebbi modo di intervistarlo per un articolo pubblicato su “Il Mattino” di Napoli, il 14 febbraio, con il titolo “Calvi Risorta. La Piccola Lourdes sui monti di Calvi”.
Lui, mentre era circondato dai bambini dell'oratorio, mi spiegò:
“Un tempo il terreno era proprietà di Benito Capezzuto che lo coltivava di suo pugno, finché, nel febbraio 1992, in seguito ad un sogno, decise di metterci sopra, una panca con la statua della Madonna di Lourdes che conservava dentro casa. All'inizio ci andava a dire il rosario soltanto "zì Fiorentina", una vecchietta che abitava lì vicino. Poi si aggiunsero altre vecchiette. Ben presto iniziarono le critiche in paese e qualcuno tolse la statuina. Nel mese di luglio andai a vedere cosa succedeva in quel luogo chiamato da tutti "la grotta". Vi trovai due vecchiette che pregavano mentre Benito zappava il terreno arido. Allora pensai di non spegnere quella piccola fiamma di fede e di far crescere quel piccolo nucleo di preghiera. Benito Capezzuto mise a disposizione il terreno e io cercai di mettere in quel terreno un capitello con una statuina in vetroresina della Madonna. Poi Luigi Caruso offrì anche il suo terreno. E oggi quel capitello è diventato il santuario della Piccola Lourdes di Visciano la cui struttura, che ricorda le chiese del Tirolo, emerge imponente dalla vegetazione” “Nella cappella grande, mi spiegò padre Bartolomeo, il pittore Francesco Ciccarelli, ha dipinto l'affresco dell'ultima Cena e poi ha impreziosito la statua della Madonna di Lourdes con foglioline d'oro. Di lato alla cappella c'è il caratteristico campanile con il grande orologio che invita i fedeli per la preghiera del rosario nell'ora dei vespri.
Lungo il viale che porta sopra alla collina invece, sono stati allestiti la "Via Crucis", i "Misteri del Rosario" e l’"Orto degli Ulivi" dove tutti gli anni, a Pasqua, tantissimi figuranti rappresentano la Passione di Cristo. Sopra la montagna poi c'é il Calvario dove si elevano tre grandi Croci. Nella seconda Cappella invece c'é Padre Pio ed un grande presepe dell' artista caleno Giovanni Di Maio. L'opera formata da 40 grandi pastori ha richiesto per la sua realizzazione 400 chili di sughero e più di 600 lampadine che illuminano ogni angolo del paesaggio palestinese fedelmente ricostruito”. Sono tante le opere fatte realizzare da Padre Bartolomeo, quando era parroco di Visciano. Per questo, quando il 15 novembre 2014 Padre Bartolomeo morì, rimase nei caleni un senso di vuoto, di mancanza. Ancora oggi Padre Bartolomeo è rimasto impresso nella loro mente dei Caleni per la sua dolcezza, la sua serenità, la sua grande pazienza. Nonostante i dolori degli ultimi anni, infatti, nonostante le sue difficoltà di leggere, di scrivere, muoversi e perfino di sentire, aveva sempre una parola buona per tutti: per i confratelli, per i malati, per i tanti parrocchiani e per i giovani che erano affascinati da questo padre straordinario. Padre Bartolomeo era un padre passionista schivo, che non amava essere ringraziato. E se n’è andato soffrendo in silenzio fino alla fine. Come un santo.
Padre Bartolomeo Avagliano è stato passionista e parroco di Visciano. Nel convento dei padri Passionisti di Calvi Risorta per quarant’anni aveva dedicato la sua vita ai giovani, agli anziani, agli ammalati. Fino alla fine dei suoi giorni. Era nato, a Bacoli nel 1919. Dopo essere diventato Passionista a 18 anni, è stato per 67 anni Sacerdote. Era considerato il decano della Scuola Apostolica Passionista di Calvi Risorta dov’ è stato docente, vice-direttore, Direttore e Superiore del Seminario. Aveva donato tanto al paese: non solo il bel santuario, anche campi da tennis, di calcetto e la sua stessa casa canonica che trasformò in un grande oratorio. Perché lui non volle mai lasciare la sua celletta nel convento dei Passionisti di Calvi. Era appassionato di calcio e spesso lo si vedeva giocare nel ruolo di portiere con i ragazzi nel campo che aveva fatto costruire all’interno dell'oratorio. La sua prestanza fisica associata all’abito talare lasciava poco spazio al pallone per entrare in porta.
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