TEANO. A proposito dell’Incontro di Teano : la relazione della Commissione dimostra che è avvento a Borgonuovo

(di Paolo Mesolella) TEANO Alla luce di quanto esposto nella prima parte della Relazione, la Commissione Comunale, costituita a Teano in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, trae le seguenti conclusioni che contribuiscono senz’altro a chiarire in maniera definitiva alcuni aspetti dell’annosa polemica
suscitata dagli assertori della tesi di Taverna Catena 1 – l’unico documento ufficiale che fa cenno, in un inciso di due righe, alla Taverna Catena quale località in cui si sarebbe verificato l’incontro tra vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi è il “Diario del Comando in Capo”.L’esame testuale di detto documento porta a concludere che esso non presenta i caratteri di un originale redatto nell’imminenza dei fatti raccontati, mentre quasi certamente si tratta di una trascrizione realizzata molto tempo dopo in bella copia da un’unica mano. Ad avvalorare questa tesi resta il fatto che nel 1891 il Ministro della Guerra Carenzi, rispondendo ad una richiesta del Comitato di Teano, faceva sapere che gli studiosi dell’Archivio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito avevano effettuato “accurate ricerche” sui tre Diari ivi esistenti senza trovare in essi alcun accenno all’incontro tra il Re e Garibaldi. Tanto porta a concludere che nell’originale del Diario esaminato dagli studiosi nel 1891 non erano state trovate tracce delle due righe che citavano Taverna della Catena. 2 – lo studio pubblicato nel 1909 dal Capitano Del Bono sull’incontro del 26 ottobre propende per la tesi della Taverna della Catena principalmente, se non esclusivamente, sulla base delle due righe miracolosamente comparse dal nulla nella copia del Diario del Comando in Capo.Si comprende che lo studio del De Bono, come in più occasioni asserito dal Comando dello Stsato Maggiore dell’Esercito, è fondato su una base documentale debole e di dubbia coerenza con la realtà dei fatti. Sempre dagli studiosi dello Stato Maggiore dell’Esercito viene messo in rilievo la visione del tutto “personale” del Del Bono che nel suo lavoro non ha tenuto in alcun conto tuta la vasta e probante documentazione che già allora esisteva a favore della tesi di Borgonuovo. 3 – Lo Stato Maggiore dell’Esercito, il Ministero della Guerra prima e della Difesa poi (sono questi i soggetti che hanno avuto a disposizione tutta la documentazione inerente l’incontro ed hanno potuto analizzarla a fondo e valutarla), hanno in diversi lavori storiografici, da loro stessi curati e pubblicati, preso posizione ufficialmente e formalmente a favore della tesi di Borgonuovo. A tal proposito fa testo quanto scritto nel volume “L’Assedio di Gaeta”, in altri volumi di storiografia risorgimentale da loro pubblicati, nelle lettere inviate a diverse autorità politiche e istituzionali, nonché nel famoso “Promemoria sull’incontro di Teano” redatto nel 1926 dal Colonnello Cesare Cesari. Quest’ultimo, a conclusione di una inchiesta svolta nell’ambito del Ministero della Guerra per dirimere un’annosa questione che aveva toccato lo stesso Stato Maggiore, e alla fine di un lavoro di ricerca accurato e intenso durato ventitré anni, redige una relazione/ promemoria in cui afferma nettamente che l’incontro tra il re e Giuseppe Garibaldi deve chiamarsi Incontro di Teano. Successivamente, sotto la pressione delle polemiche insorte per la sua relazione ed a seguito della pubblicazione dell’Assedio di Gaeta, redige un nuovo promemoria nel quale, anche se informa meno assertiva, conferma il suo convincimento che l’incontro sia avvenuto al Ponte di san Cataldo. Il Promemoria definitivo del Colonnello Cesari, di cui si è venuti in possesso in fotocopia, viene stampato a cura dello Stato Maggiore dell’Esercito, presso la Tipografia del Senato, diffuso tra gli studiosi e gli addetti ai lavori e acquisito agli atti dell’Archivio Storico. 4 – Ciò che può mettere fine alla stucchevole polemica sul luogo dell’incontro è il dato topografico più significativo che viene ripetutamente citato da importanti e autorevoli protagonisti di quella storica giornata, militari di tutte le parti in campo (garibaldini, piemontesi e borbonici) e testimoni civili. Nei documenti ufficiali (di importanza cruciale sono il Dispaccio elettrico del Generale Milbitz e il Diario Borbonico) si fa riferimento talvolta a un Monte Croce e talaltra ad un Monte Santa Croce. Orbene, considerato che i militari utilizzavano in maniera esclusiva le carte geografiche esistenti al momento, e non le dicerie popolri, per definire la loro posizione e i loro movimenti sul terreno, è stato possibile accertare sulla scorta della cartografia disponibile in quel periodo, che la dizione “monte Croce” o “Monte santa Croce, utilizzata dal Generale Milbitz, dagli ufficiali napoletani ed in tanti altri documenti e testimonianze, è da intendersi riferita nella maniera più indiscutibile alle alture che si elevano a nord – ovest di Teano e degradano dal vulcano di Roccamonfina verso Borgonuovo passando per Monte Lucno, sfiorando, infine, con le proprie pendici la strada che porta a Teano. Ogni altra ipotesi che tenda ad individuare il monte Croce nella piccola collineta che si eleva tra Vairano e Marzanello appare del tutto arbitraria, se non ridicola. La Commissione: Pasquale Fascitiello, Pasquale Giorgio, Claudio Gliottone, Giuseppe Lacetera, Lucio Salvi, Ferdinando Zanni

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