Alto Casertano. Le Ciampate del diavolo, ovvero le orme di uomini vissuti 350mila anni, non sono più accessibili.

(redazione ambiente). Le orme riscoperte una ventina di anni fa e che avevano fatto sperare a un indotto turistico dell’area che si trova adiacente al Parco Regionale di Roccamonfina non sono più accessibili ai turisti. Le Ciampate erano raggiungibili sia da Tora e Piccilli che da quello di Conca della Campania, ma si trovano nel territorio del primo comune. Dalla piazzetta della frazione di Foresta, adiacente una chiesetta rupestre si istrada il sentiero ormai chiuso. Nessuna traccia del percorso sul sito del comune di Tora dove pure si legge che il territorio è “...di notevole interesse con il querceto in località Trivuzio, il cosiddetto “Bosco degli Zingari”,  querceto di 102 ettari... La fauna è composta soprattutto da cinghiali, volpi, rettili, merli, usignoli, pettirossi e falchi reali. La zona, resa fertile dai materiali vulcanici depositati dalle eruzioni del Roccamonfina, fu abitata dapprima dalle popolazioni italiche degli Ausoni-Aurunci, poi dai Sanniti, ai quali si deve la fondazione del primo nucleo di fortificazioni in località Tora-Presenzano denominato Rufrae, di cui rimangono alcune rovine. Nel III secolo a.C. il territorio fu colonizzato dai romani. Sul finire del VI secolo, il paese divenne possedimento della contea longobarda di Teano”. La vegetazione sta riprendendo il sopravvento sui sentieri per le Ciampate. Il sentiero da Tora raggiunge l’area dall’alto e il percorso dell’uomo primitivo non è chiaro così come lo è da sotto, ormai invaso dalla vegetazione.


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